Il Dizionario della gente di Lozzo   12 Febbraio 2009

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A breve l’opera sarà disponibile online sul sito dell’Union Ladina.

Un monumento alla parlata ladina di Lozzo di Cadore. Questo è il concetto che più riesce ad esprimere l’enorme quantità di impegno che è stato necessario per portare a termine il Dizionario.

Chi conosce l’argomento glottologia e l’approccio certosino con cui si costruisce ogni lavoro in questo ambito, si rende immediatamente conto degli anni di lavoro che il gruppo della Commissione Bibliotecaria di Lozzo di Cadore si è lasciato alle spalle prima di consegnarlo alla stampa.

Ma basterebbe anche solamente far riferimento alle sole “dimensioni fisiche” del lavoro: 940 pagine in formato 16,5 x 23,5 cm. Pubblicato nel 2004, si impose subito all’attenzione degli addetti ai lavori per l’approfondimento con cui ogni lemma è stato descritto.

Il libro contiene poi un ricco corredo di schede che approfondiscono varie tematiche tra cui, per citarne solamente alcune, quelle dedicate alla casa, alla fienagione, ai pascoli e malghe, alle monete e unità di misura.

Il corpo principale del testo, quello relativo ai vari lemmi, trae origine dalle note del prof. Elio Del Favero, riviste e completate dal gruppo di lavoro della Commissione Bibliotecaria, senza le quali tuttavia il lavoro non avrebbe visto la luce.

Qui di seguito ripropongo la prefazione dello scomparso prof. Giovan Battista Pellegrini, glottologo di fama internazionale, professore emerito all’Università di Padova e, per parte del padre, nostro concittadino:

Sui dialetti cadorini (esclusi il comeliano, l’oltrechiusano e l’ampezzano) il linguista nel complesso è ancora poco informato. In qualche caso, pur non mancandovi un’informazione essenziale, essi sono di proposito ignorati, specie da parte di chi si occupa di ladino con intendimenti anche politici e tali parlate sono definite per lo più “venete” (venedisch, venezianisch) da parte di studiosi che dovrebbero saperne di più. Spesso non si è capito – in particolare da parte di linguisti stranieri – che i registri dialettali della nostra regione sono fondamentalmente due, e cioè quello veneto ( o di una koinè veneta) considerato di maggior prestigio e di pratica utilità, e quello strettamente locale che si equivale a “ladino-cadorino”. E’ ovvio che la parlata autentica, perpetuatasi in loco da tanti secoli, è quella ladina, tutt’altro che spenta (anche se in parte indebolita per tante ragioni). E per indicarne le caratteristiche essenziali, secondo i ben noti parametri ascoliani e gartneriani, basterebbe sottolineare la costante presenza della palatalizzazione di –CA e –GA, vari filoni di conservazione di –S finale latino, i pronomi personali IO-TU e soprattutto il lessico. Già il Ronzon, nel suo “Almanacco Cadorino” della fine ‘800, pur non essendo un linguista, aveva notato alcune caratteristiche delle “nobili” parlate cadorine. Ne riporto il pensiero per intero

“[….] Il dialetto cadorino è un misto di etrusco, di latino, di greco, di slavo, di longobardo, di celtico-friulano, di tedesco, di francese: tutti regali che hanno fatto a noi, come all’altre parti d’Italia, quei graziosi nemici che sono venuti di quando in quando a visitarci. Unico nell’essenziale carattere è multiforme nelle desinenze e nella pronuncia, e vario tanto che quasi ogni villaggio ha un dialetto suo proprio. Esso però si può restringere a sette specie, che io chiamerò: il Comelicano, l’Auronzano, l’Oltrepiavano, il Citropiavano, l’Oltrechiusotto, il Cibianese, e l’Oltremontano. Il Comelicano si distingue per l’elisione di molte vocali e per l’agglomeramento di molte consonanti, cosa che lo fa parente del Piemontese; piena sonora n’è la pronuncia e oscura e difficile assai l’intelligenza agli stessi cadorini, che non sono Comelicani. L’Auronzano non ha, a dir vero, un carattere tanto distintivo da quello dell’Oltrepiave; pure se ne differenzia per il c dolce invece che forte, e per il t che in molte parole assume il suono greco del theta greco; per esempio per dir “là dentro” quelli dell’Oltrepiave dicono là inte, quelli d’Auronzo là inže. Il dialetto oltrepiavano ch’è quello di Vigo, Laggio, Pelòs, Pinié, Lorenzago, si distingue per i participi dei verbi della prima coniugazione in ou, ciò che lo avvicina al Genovese, come potei fare confronto. Per dialetto Citropiavano intendo quello che si parla da Lozzo fino a Termine (sic!), il quale varia da paese a paese, ha però un carattere quasi uniforme, e più s’avvicina al veneto comune e perciò a parer mio, è meno caratteristico. Il dialetto Oltrechiusotto ha molte desinenze in s, tanto che lo si rassomiglia al friulano e allo spagnuolo, che poi hanno un ceppo comune, il latino. Oltre al Boite abbiamo il dialetto Cibianese, che si distingue per la forte pronuncia dell’erre; esso ha dello Zoldano e dell’Oltrechiusotto; così l’Oltremontano, cioè quello di Zoppè, Selva e Pescul.”


Ho riscritto il giudizio impressionistico del nostro studioso cadorino che ebbe tanti meriti, ma che ovviamente non aveva sufficienti cognizioni per scrivere di dialettologia scientifica; esso tuttavia ci fornisce un quadro generale di una classificazione dei dialetti cadorini e ci indica, con approssimazione, i tratti fonetici che colpivano una persona colta, ma sprovvista di conoscenze glottologiche specifiche e pertanto le sue osservazioni sono insufficienti. Mancano pertanto i richiami ad una bibliografia specialistica, che ebbe in G.I. Ascoli (vedi i Saggi ladini del 1873) l’iniziatore di tali studi, seguito, almeno in parte, dal nostro Maestro Prof. Carlo Tagliavini e dalla sua scuola (le tesi di laurea su dialetti cadorini sono assai numerose). Ora possiamo finalmente disporre anche per Lozzo della buona raccolta lessicale del prof. Elio Del Favero, morto alcuni anni orsono, che è stata ampliata e corredata di espressioni più contestualizzate e di disegni etnografici, da parte della Commissione Bibliotecaria di Lozzo. Oltre alla cultura, egli ha messo a profitto la sua vasta conoscenza del dialetto che possedeva pienamente, come parlante nativo. I suoi lemmi ci permettono ulteriori deduzioni sulla collocazione del dialetto nell’ambito del gruppo “ladino” (o “retoromanzo”, secondo una concezione che in buona parte è ancora assai valida).


Giovan Battista Pellegrini



Dalla prefazione del prof. Giovan Battista Pellegrini passo a ciò che è stato anticipato in apertura di articolo:  credo che entro la fine di questo mese sarà possibile avere finalmente online, a beneficio di tutta la comunità ladina in primis, ma a disposizione di ogni interessato, il contenuto de “Il Dizionario della gente di Lozzo“, un atto d’amore verso la propria terra che aspettava da tempo di essere orgogliosamente condiviso.

Danilo De Martin

(il contenuto è stato messo online il 23 febbraio 2009 ed è raggiungibile seguendo il link al Dizionario della gente di Lozzo)

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Questo articolo è stato pubblicato giovedì, 12 febbraio 2009 alle 20:33 in pubblicazioni e libri. Puoi seguire ogni commento a questo articolo utilizzando il Feed RSS 2.0. Both comments and pings are currently closed.

2 commenti

4 Giugno 2013 alle 12:21
Blogging Notes | Beyond Highbrow - Robert Lindsay commenta:

[…] http://www.ladinia.org/blog/2009/02/12/il-dizionario-della-gente-di-lozzo/ http://ald.sbg.ac.at/rid/rid_22.htm Cibianese Ladin is spoken in Cibiana di Cadore. Central Cadore. […]

16 Settembre 2014 alle 08:05
A Reclassification of Many Common European Languages | Beyond Highbrow - Robert Lindsay commenta:

[…] Aurunzo di Cadore speaks Aurunzo Ladin, an Eastern Cadore dialect. Also spoken in Rizzio. The dialect of Aurunzo is very archaic, similar to Comelico. Aurunzo is very similar to Oltrepiavano, but it is very different from Comelicese. Oltrepiavano/Aurunzo di Cadore may be a single language. […]