Riporto il comunicato stampa del presidente Zaia in relazione alla tutela delle lingue materne (il neretto è mio), mettendo in risalto la seguente significativa frase:  “Siamo al fianco di tutti i popoli che vivono nella penisola nella loro battaglia per veder riconosciuto un principio che dovrebbe essere patrimonio comune di tutti i territori, e che è già patrimonio comune dell’umanità.”

(AVN) – Venezia, 14 maggio 2010

“Il no della Consulta alla legge sulla lingua piemontese riporta alla nostra attenzione una questione per noi cruciale: la difesa e la valorizzazione di quelle lingue materne che sono il codice genetico della nostra identità. Siamo al fianco di tutti i popoli che vivono nella penisola nella loro battaglia per veder riconosciuto un principio che dovrebbe essere patrimonio comune di tutti i territori, e che è già patrimonio comune dell’umanità. Del resto, a confermare che la nostra non è una posizione di retroguardia è l’Unesco, che nel suo Red Book of Endangered Languages riconosce proprio il piemontese tra le lingue locali ‘potenzialmente in pericolo’.”

Lo ha detto il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, a proposito della decisione della Corte Costituzionale, che ha dichiarato illegittimo il comma della legge regionale piemontese sulla tutela, valorizzazione e promozione del patrimonio linguistico del Piemonte in cui si fa riferimento alla “lingua piemontese”.

“Vorrei ricordare – aggiunge Zaia – che, nella riunione dell’ottobre scorso, il Comitato Intergovernativo della Convenzione dell’Unesco per il Patrimonio immateriale dell’Umanità ha riconosciuto di fatto alle lingue locali lo status, appunto, di patrimonio immateriale che va non solo difeso, ma anche divulgato nelle scuole, nelle università, attraverso i media, in quanto espressione delle diverse comunità locali e strumento di coesione sociale. In ogni caso, i distinguo tra dialetti e lingue credo siano sottigliezze che mancano il punto della questione, e cioè che gli idiomi locali sono lo strumento che il popolo ha per difendersi da quel centralismo culturale che è parente stretto del più logoro centralismo politico”.

Rilevo positivamente. Ogni tanto delle buone notizie … da seguire con attenzione, soprattutto in considerazione che la nostra lingua è classificata fra quelle minacciate di estinzione. Per la posizione della nostra lingua nel Red Book dell’UNESCO clicca qui.

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Riprendo qui, per i navigatori che magari non transitano per il BLOZ, quanto da me già scritto a riguardo dell’interesse manifestato dalla amministrazione di Lozzo di Cadore riguardo alla tutela della nostra minoranza ladina. Interesse che, ad eccezione di qualche rantolo degli istituti comprensivi, sembra essere diffuso alla quasi totalità delle amministrazioni cadorine. Fosse un modo per dire allo Stato italiano “va a farti f…” mi starebbe più che bene. Ma non è così.

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In relazione all’articolo “Problematiche generali e prospettive future per la popolazione ed il territorio dell’alta provincia di Belluno” pubblicato lo scorso 10 marzo, qui di seguito il comunicato stampa elaborato dalla Federazione tra le Unioni Culturali Ladine della Regione del Veneto:

I Ladini incontrano i politici a Caviola domenica 14 marzo 2010.

Grande successo per l’incontro fra i rappresentanti delle Unioni Ladine presenti sul territorio del Veneto ed i Candidati alla prossime elezioni regionali svoltosi a Caviola. Presenti 10 candidati che hanno potuto presentare le loro idee sulle minoranze linguistiche e sul più ampio problema della montagna.

La giornata è iniziata con l’introduzione di Francesca Larese Filon, presidente della Federazione tra le Unioni Culturali Ladine della Regione del Veneto che ha presentato il documento approvato dal Consiglio della Federazione in merito alla richiesta di una nuova legge per la tutela delle minoranze linguistiche in Veneto e di un rappresentante delle minoranze eletto in consiglio Regionale. Tale documento è stato diffuso già nel 2008 a tutti i comuni del territorio ed è stato inviato al presidente della Regione Veneto Giancarlo Galan. In questo momento gli ultimi comuni stanno provvedendo alla sua approvazione (il testo del documento è consultabile all’indirizzo dell’articolo precedentemente segnalato, ndr).

Danilo Marmolada, vicepresidente della Federazione e sezione ospitante, ha poi ampliato la problematica parlando delle difficoltà della gente che vive nella montagna dolomitica veneta dove alla parlata ladina (80% della popolazione) si associano disagi, difficoltà, spopolamento, mancanza di servizi, chiusura di scuole richiamando i politici ad una attenzione su questa area di fragilità.

Luca Lucchetta, presidente dell’Istituto Culturale de la Dolomites e presidente della Comunità Montana Agordina ha ribadito le difficoltà della nostra gente che si amplificano con la riduzione dei trasferimenti dallo Stato alle Istituzioni locali. Lucio Eicher Clere, rappresentante del Comelgo e presidente della Commissione Cultura dell’Istituto Ladin de la Dolomites, ha ribadito la necessità di interventi per assicurare lingua, lavoro, mantenimento della cultura alla nostra gente.

Sono intervenuti poi i rappresentanti  del Comitato Referendario per dell’Altopiano dei 7 Comuni di Asiago, Francesco Rodeghiero e l’assessore comunale di Asiago con delega alle minoranze linguistiche Sella Franco che hanno riportato la loro esperienza come minoranza cimbra germanofona. Questi hanno richiesto urgentemente la possibilità di essere inseriti nella zona franca proposta per la riduzione delle tasse nei territorio marginali, un consigliere regionale per le minoranze, l’applicazione della fiscalità ridotta per gli esercizi commerciali della montagna (LG 97/94), l’applicazione dell’articolo 44 della Costituzione per la montagna, l’obbligatorietà di insegnamento di 2 ore alla settimana della lingua minoritaria e di 1 ora alla settimana per l’insegnamento della storia locale nella scuola dell’obbligo.

I candidati politici intervenuti hanno poi riportato le loro idee sulla problematica: il Partito Nasional Veneto con Gianluca Busato e Gianluca Panto che hanno ribadito la via per la richiesta di un indipendenza del Veneto simile a quella ottenuta dalla Scozia e in fase di richiesta per la Catalogna, all’UDC con De Pasqual e Vittorino Manfroi che chiedono uno statuto speciale per il Veneto simile a quello del Trentino Alto Adige, statuto speciale per il Veneto anche per Bruno Nicolai dell’Unione Nord Est.

Dario Bond del Partito della Libertà ha ribadito l’impegno per l’assessore alle minoranze linguistiche e per uno alla montagna nel Veneto, pur ribadendo le difficoltà legate alla scarsa rappresentatività della provincia di Belluno in seno alla Regione Veneto ( 2 soli consilieri con il il 4.7% della popolazione e il 20% del territorio). Sergio Reolon del Partito Democratico ha portato la sua esperienza di ex presidente della Provincia  ribadendo la necessità di un’autonomia economica, politica e finanziaria della provincia di Belluno. La provincia di Belluno riceve oggi il 56% delle tasse che versa rispetto al 90% di Trento e Bolzano. E la differenza si sente.

La Lega rappresentata da Matteo Toscani e da Raffaella Bellot ha ribadito il suo impegno per il territorio periferico con il federalismo e con l’applicazione della zona franca per le aree in difficoltà al fine di garantire il mantenimento delle struttture commerciali, artigianali e industriali. Matteo Toscani ha poi promesso che si impegnerà per un finanziamento ordinario per gli Istituti Ladini da parte della Regione del Veneto. Sostegno alle istanze della montagna ladina è venuto anche dagli interventi di Stefano De Barba dell’Italia dei Valori e da Gianpaolo Sponda del movimento Beppegrillo.it.

Il sindaco di Facade è intervenuto portando la sua esperienza di amministratore del territorio ribadendo le differenze fra i trasferimenti nelle diverse realtà: Falcade riceve dallo stato 147 euro per abitante contro i 570 euro di Ospitale e i 380 di Venezia. Come si spiegano queste differenze?

L’incontro si è concluso con l’amara considerazione della scarsa rappresentanza che ha la provincia di Belluno nel consiglio regionale, 2 soli consiglieri su 60, in relazione al metodo di ripartizione basato sul numero degli abitanti (la provincia di Belluno detiene infatti la quota del 4,7% degli abitanti del Veneto). Sarebbe quindi auspicabile una revisione della legge elettorale per dare rappresentanza a chi non ce l’ha, riconoscere un rappresentante fisso per la montagna ed uno per le minoranze linguistiche. Ma anche semplicemente rispettare il dettato dell’autodeterminazione dei popoli facendo in modo che chi vive sul territorio abbia anche strumenti e risorse per gestirlo da sé.

INVITO A TUTTA LA POPOLAZIONE AD UN INCONTRO PUBBLICO CON I CANDIDATI DELLA PROVINCIA ALLE PROSSIME ELEZIONI REGIONALI.

La Federazione tra le Unioni Culturali dei Ladini Dolomitici invita i candidati alle elezioni regionali a discutere sui problemi delle minoranze linguistiche nel Veneto e sulle necessità della gente che vive nelle nostre vallate dolomitiche dove i ladini sono attualmente l’80% dei residenti. In questo momento di crisi economica il nostro territorio rischia lo spopolamento e l’abbandono e la minoranza ladina si trova a vivere un momento cruciale.

Oggi è necessario che i nostri politici conoscano la nostra realtà e le difficoltà che la nostra gente vive ogni giorno e che poi in Regione possano portare le istanze della nostra gente. Per questo abbiamo questo incontro e contiamo nella maggior discussione possibile sul futuro di un territorio che rappresenta più della metà della provincia di Belluno.

Francesca Larese Filon
Presidente della Federazione tra le Unioni Culturali dei Ladini Dolomitici della Regione del Veneto


  • Quando: domenica 14 marzo alle ore 17.00
  • Dove: presso la sala della Gioventu’ di Caviola (dietro la chiesa parrocchiale-comune di Falcade).
  • Hanno dato la loro certa adesione: Dario Bond, Matteo Toscani, Sergio Reolon, Oscar De Bona e Raffaela Bellot.


Qui di seguito il testo elaborato dalle Unioni Ladine con la descrizione delle richieste da sottoporre ai candidati alle prossime elezioni regionali.

RICHIESTE DEI LADINI DOLOMITICI DEL VENETO AI RAPPRESENTANTI POLITICI IN SEDE REGIONALE

In occasione delle elezioni regionali le Unioni dei Ladini Dolomitici del Veneto richiedono ai propri rappresentanti politici un impegno per la tutela e valorizzazione del patrimonio linguistico e culturale delle popolazioni di lingua minoritaria che insistono su tutto il territorio del Veneto. In particolare si richiede una LEGGE DI TUTELA PER LE MINORANZE LINGUISTICHE CHE PERMETTA DI SALVAGUARDARE LA PROPRIA IDENTITA’ CULTURALE.

Tale azione ha l’obiettivo di:

  1. garantire l’autonomia della comunità dolomitica sotto tutti i profili:
    • Istituzionale: favorendo la costituzione di uno o più enti intermedi fra Regione e Comuni, (Una o due Comunità Montane?) con deleghe e trasferimenti finanziari che possano programmare e gestire gli aspetti amministrativi che i singoli comuni, troppo piccoli e oberati di compiti non riescono più a portare a termine.
    • Economico: favorire con strumenti ad hoc le attività economiche rimaste sul territorio dolomitico, fondate sulla piccola e media impresa, e incentivarne la nascita di nuove; impiego delle risorse finanziarie provenienti dal risparmio delle famiglie dolomitiche a fini di sviluppo delle attività economiche locali;
    • Ambientale: utilizzazione delle risorse energetiche rispetto alle quali si deve puntare all’autosufficienza ed evitarne lo sfruttamento da parte di altri sistemi economici, della valorizzazione delle risorse naturali, sia agricole che naturalistiche.
    • Sociosanitario: mantenimento degli attuali presidi ospedalieri, favorendo la specializzazione in alcuni ambiti, attirando quindi utenze da territori limitrofi, cercando il collegamento con Facoltà Universitarie di riferimento; integrazione tra pubblico e privato per sviluppare l’assistenza agli anziani e ai disabili.
    • In tutti gli altri settori stabilire parametri differenziati rispetto alla pianura, anche valbellunese-feltrina, favorendo gli abitanti della vera montagna dolomitica.
  2. dare corpo ad una politica della cultura che privilegi da un lato la conservazione e la valorizzazione dei segni più distintivi dell’identità dolomitica, costituita dai beni culturali anche minori, materiali quali i beni architettonici e quelli storico-artistici, e quelli immateriali costituiti dal ricco patrimonio musicale, letterario, demoantropologico che costituiscono elementi fondamentali della identità dolomitica,  e dall’altro la produzione locale di nuove elaborazioni culturali che inseriscano comunque il territorio dolomitico in ampi circuiti culturali europei e internazionali;
  3. promuovere lo sviluppo delle componenti culturali e linguistiche che formano la comunità dolomitica e in particolare l’uso della lingua ladina e delle parlate germaniche dei territori di riferimento nelle scuole dell’obbligo;
  4. valorizzare il patrimonio di fondamentale importanza che è costituito dalle presenze dolomitiche nel mondo, nate sia dalle dolorose esperienze dell’emigrazione imposte dalle difficili condizioni economiche e sociali, sia dalle moderne esigenze di mobilità e circolazione di competenze professionali che caratterizzano l’attuale presenza dei dolomitici in tanti paesi del mondo; si tratta di una rete potente di presenze e di relazioni di cui l’economia e la società dolomitica deve fare tesoro;
  5. Nella elaborazione ed approvazione del nuovo Statuto regionale inserire nei primi articoli l’attenzione alle minoranze linguistiche storicamente presenti nel Veneto. Impegnarsi a modificare l’attuale legislazione elettorale, sia nazionale che regionale, affinchè, se ci sarà il ritorno ai collegi uninominali, sia previsto nel Veneto un collegio per il territorio ladino dolomitico, mentre nella nuova legge elettorale della Regione Veneto sia prevista una specifica presenza in consiglio regionale di un rappresentante della parte ladina della provincia di Belluno.
  6. Impegnarsi affinchè per le popolazioni minoritarie del Veneto siano consentiti i medesimi privilegi presenti nelle province a statuto speciale vicine che permettono alle popolazioni ladine di vivere e lavorare nel loro territorio originale evitando lo spopolamento con meccanismi che promuovono, fra l’altro, le assunzioni prioritarie della popolazione minoritaria residente da secoli.

QUATTRO RICHIESTE URGENTI

Vi sono quattro richieste prioritarie la cui urgenza è sotto gli occhi di tutti coloro che conoscono la lenta agonia di molte comunità della nostra montagna, l’abbandono del territorio, le difficoltà quotidiane del vivere in quota, gli ostacoli causati dalla lontananza dai centri nevralgici della pianura veneta, la mancanza di pari opportunità ed equità tra i nostri giovani e quelli che vivono all’interno dell’area metropolitana o in pianura, i maggiori costi della vita e i numerosi svantaggi strutturali ed economici che contrassegnano l’abitare le “terre alte”.

  1. Se vogliamo salvaguardare la parlata, la storia, la cultura e le tradizioni dei Ladini Dolomitici, dobbiamo puntare sui giovani privilegiando il canale istituzionale della Scuola. Su questo punto non esistono alternative. Inoltre, negli uffici pubblici, i cittadini devono poter parlare ed essere capiti anche nella loro lingua minoritaria. Si richiede pertanto di vincolare l’accesso ai posti pubblici, afferenti ai territori di lingua ladina e germanofona, al superamento di una prova di lingua e cultura locali, sul modello di quanto già avviene da decenni nella valli ladine della provincia di Bolzano.
  2. Se vogliamo incentivare i giovani a rimanere sui monti evitando il trasferimento verso i centri di pianura, dove la vita è più facile e i servizi più abbondanti, dobbiamo agire sulle leva fiscale ricorrendo ad adeguati incentivi che neutralizzino le disparità. Si richiede pertanto una normativa fiscale a favore delle piccole e medie imprese che operano in quota, nonché sgravi fiscali nei confronti delle famiglie a reddito basso e medio basso.
  3. Se vogliamo che la montagna non continui ad essere pensata con “schemi urbani” e trattata alla stessa stregua delle aree metropolitane o della pianura, si rende necessaria una qualificata e costante rappresentanza anche all’interno della giunta regionale. Si richiede pertanto, già dalla prossima legislatura, la costituzione di un assessorato alla montagna e alle minoranze linguistiche, ricoperto da persona che conosca a fondo le problematiche inerenti e che sia autenticamente rappresentativa, avente la finalità di creare “pari opportunità” tra milioni di cittadini veneti che abitano l’area metropolitana o la pianura e la sparuta minoranza che vive sulle “terre alte” e parla ladino o lingue germanofone.
  4. Per i giovani studenti che vivono nell’area dolomitica e intendono proseguire gli studi all’Università, la frequenza presso una sede universitaria quale Padova, Venezia, Verona ecc. comporta difficoltà talmente gravose in termini economici e di trasporto da costituire una vera “odissea” sia per alcuni degli studenti stessi che per le loro famiglie. Si richiede pertanto un approfondimento di questo problema da parte della Regione al fine di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza del cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana” (Vedi art. 3 della Costituzione Italiana, 2° comma).

Queste quattro richieste, che noi riteniamo urgenti, non devono in alcun modo essere considerate dei privilegi, ma soltanto uno strumento (seppur insufficiente e parziale) tendente a ridurre il divario tra montagna e pianura e a concedere nel limite del possibile pari opportunità a piccole comunità che, pur vivendo a stretto contatto con scenari naturali che in sedi autorevoli sono classificati tra i più belli del mondo e di cui fino ad oggi il montanaro è stato fedele custode, la possibilità di vivere e di lavorare sul proprio territorio.

Qui, forse, vale la pena di ricordare una frase ormai celebre di don Lorenzo Milani: “Non c’è peggior ingiustizia di fare parti uguali fra diseguali”. Sull’attuazione (o sulla mancata attuazione) di queste richieste gradiremmo un incontro a cadenza annuale con i rappresentanti politici bellunesi in sede regionale al fine di poter seguire l’iter di queste nostre istanze, che da molti anni circolano tra la nostra gente e alimentano un disagio che con il passare del tempo e di questa lunga crisi si fa sempre più crescente.

Caviola, 14 marzo 2010 Sezioni Ladine del Cadore, Comelgo, Agordino, Zoldano

Capitano delle Cernide   22 Giugno 2009

Caro “Capitano delle Cernide”,

quando ho visto il suo commento un impeto mi ha attraversato mani e mente, perché avevo un ghiotto spunto per approfondire alcune riflessioni. Purtroppo la tirannide  della  “mancanza di tempo”, prima ancora di quella di un falsamente democratico Stato italiano, mi ha fatto desistere.

Ho ritenuto però di dover “promuovere” le citazioni da lei portate all’attenzione dei lettori di questo blog, dal rango di commento a quello di articolo; nulla cambia ai contenuti, vi è forse una maggior visibilità a beneficio di quanti vorranno soffermarsi sui concetti espressi. Appena possibile affronterò questi interessanti argomenti portando, spero, qualche nuovo motivo di riflessione. Ecco quindi, qui riproposte, le citazioni segnalate:

“Le richieste di promozione a lingua sono sempre di natura politica: esse si basano, in modo del tutto giustificato, sul contenuto sociopolitico dell’opposizione fra ‘lingua’ e ‘dialetto’. Conseguentemente, tali richieste sono armi politiche, che anticipano la situazione alla quale si mira fondamentalmente, cioè l’indipendenza politica”
(Mario Alinei)

“Una lingua è un dialetto con alle spalle un esercito e una flotta”
(Einar Haugen)

“Un popolo vive quando vuole vivere”
(Ramun Vieli)

Danilo De Martin