Su blog di Belluno Autonoma Dolomiti Regione è stata pubblicata un’intervista a Diego Cason sulle prospettive future legate al movimento per l’Autonomia della provincia di Belluno della quale riporto qualche stralcio.

 

Riproponiamo qui il testo dell’intervista che Diego Cason ha rilasciato a Zenone Sovilla dell’Adige,  apparsa sul numero del 25 agosto 2011.

«Per la nostra provincia ormai è questione di vita o di morte; ma sono convinto che anche Trento e Bolzano sarebbero rafforzate significativamente in una regione che, aggregando anche Belluno, vedrebbe riunite le tre entità territoriali delle Dolomiti. E tutto a costo zero, perché noi non chiediamo più soldi ma di poter gestire direttamente quanto ci viene destinato oggi da Stato e Regione». […]

Ora la Provincia di Belluno inoltrerà ricorso straordinario al capo dello Stato, preludio di un’impugnazione alla Corte di giustizia europea. «E in settembre sarà presentata una legge costituzionale, quale punto di partenza di un percorso e di un dialogo a vasto raggio da costruire insieme ai nostri vicini di Trento e di Bolzano il cui consenso, ovviamente, è condizione essenziale. Non pensiamo certo di poter andare a decidere in casa d’altri…». […]

Quali sono i limiti dell’attuale architettura? «Molti. Se Trento ha piena potestà di indirizzare secondo le reali esigenze del territorio i suoi cinque miliardi e mezzo in bilancio, da noi non è affatto così: quei fondi pubblici vengono usati sulla base di leggi scritte altrove, dallo Stato e dalla Regione Veneto, secondo criteri che rispondono ai bisogni e a logiche tipicamente di pianura. È una stortura devastante che si replica nella gran parte delle zone montane d’Italia, che sono il 74% della superficie nazionale».

Mentre voi chiedete l’autonomia, l’altro giorno il governo voleva cancellare la provincia di Belluno, con le altre sotto i 300 mila abitanti, poi salvata dal criterio dell’estensione territoriale avendo oltre tremila chilometri quadrati. Si era già ipotizzato anche un innaturale accorpamento con la lontana Treviso. Che ne dite?  «Solo un governo disperato può arrivare a calpestare i diritti costituzionali dei cittadini disponendo modificazioni territoriali degli enti. Quanto ai criteri adottati nella fattispecie, sono semplicemente folli. Se si volessero davvero risparmiare soldi senza fare demagogia di bassa lega, si potrebbe semmai guardare alle sovrapposizioni generate, per esempio a Milano, dalla compresenza di città metropolitane, comuni, province e comunità montane. A Belluno tutta questa faccenda allucinante ha solo accresciuto delusione, rabbia e voglia di lottare. Lo slogan che circola ora per le nostre valli è un po’ rozzo ma rende l’idea: “Via dal Veneto, mai con Treviso”». […]

E se alla fine il referendum provinciale non fosse concesso? «Un’altra opzione sarebbero referendum comunali a catena (oltre ai tre comuni ladini storici e ai germanofoni di Sappada, anche Lamon e Sovramonte hanno già votato per lasciare il Veneto, ndr). Naturalmente speriamo di non dover arrivare a queste scelte estreme, ma ormai siamo arrivati à la guerre comme à la guerre: è in gioco la sopravvivenza dei territori, ci sono interi paesi che stanno scomparendo e noi non intendiamo morire senza farci sentire».

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I ladini salveranno la provincia di Belluno dall’accorpamento con la provincia di Treviso. Questo è quello che penso succederà. Alla fine, il laido politicante italiota troverà il modo per dire a tutto il resto dell’Italia che un breve confine con l’Austria, il 100% di montanità e, soprattutto, la presenza di una numerosa minoranza ladina, non rendono opportuno l’accorpamento con la vorace Treviso che già sta sbavando.

E questo senza che la popolazione ladina faccia alcunché, anzi, a sua insaputa.

E’ un vantaggio insuperabile che l’essere ladini (per gli altri) possa salvare (momentaneamente) la disgregazione di questa unità montana che si avvia, comunque, ad una esistenza infelice.

Provate a pensare a Bottacin che, salvato da questa circostanza, scrive una accorata lettera ai ladini della provincia di Belluno: “Caro ladino della provincia di Belluno, non ho parole per ringraziarti della tua esistenza, senza di te …”. Con ogni probabilità, il 98% dei ladini (che sono tali a loro insaputa e per sola intercessione del dna) che riceverebbero l’accorata missiva si gratterebbero la testa pensando … ma chi sono questi ladini bellunesi?

W MURARO, anche con la bava alla bocca!

 

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