Dizionario della gente di Lozzo - La parlata ladina di Lozzo di Cadore

dalle note del prof. Elio del Favero  - a cura della Commissione della Biblioteca Comunale

prefazione del prof. Giovan Battista Pellegrini  

 

Comune di Lozzo di Cadore - il seguente contenuto, relativo all’edizione 2004 del Dizionario,  è posto online con licenza Creative Commons attribuzione - non commerciale - non opere derivate 2.5 Italia, il cui testo integrale è consultabile all’indirizzo http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.5/it/legalcode. Adattamento dei testi per la messa online di Danilo De Martin per l’Union Ladina del Cadore de Medo. Per ulteriori approfondimenti è a disposizione la home page del progetto “Dizionario della gente di Lozzo” alla quale si deve fare riferimento per le regole di trascrizione fonetica utilizzate in questo progetto. Il presente file è pre-formattato per la stampa in A4.

-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

 

 

L'AMMINISTRAZIONE  E GLI  AMMINISTRATORI.

 

Non è nostra intenzione stendere una nuova guida introduttiva sulla storia di Lozzo. Gli studi storici di Giovanni Fabbiani, gli scritti di Antonio Ronzon, quelli di Giovanni De Donà, senza dimenticare "le pagine di storia e itinerari turistici" di Ezio Baldovin e quello più recente di Danilo De Martin, Francesca Larese e Giovanni De Diana riportano ampie notizie su Lozzo e il suo territorio.

Obiettivo di questa scheda è raccogliere, perché siano facilmente reperibili, i termini che sono stati usati, in periodi diversi, a Lozzo per denominare fatti amministrativi e più in generale nell'organizzazione della comunità sociale, sia per quanto riguarda tempi passati che quelli più vicini a noi. E poiché l'intenzione è proprio quella di far in modo che si riesca a distinguere il senso dei termini l'uno dall'altro, o che si riescano a trovare termini di cui non si conosceva l'esistenza e il senso con cui questi termini sono stati usati, non presenteremo una pura elencazione di parole in ordine alfabetico, come appare nella parte principale del dizionario, ma cercheremo all'opposto di esporre sia pur sinteticamente il funzionamento stesso della struttura amministrativa. Questo testo riporta notizie solo generali, non ponendosi l'obiettivo di una esposizione storica. Per avere notizie e concetti più profondi consigliamo di rifarsi direttamente ai testi citati, scritti da persone più competenti.

 

LE DIVERSE AMMINISTRAZIONI DEL PAESE.

 

Geograficamente Lozzo è nel centro del Cadore. Per capire la vita e la parlata del paese non si può prescindere dalla sua collocazione tra il Comelico, il Friuli, e le Marmarole in senso lato, tra Auronzo, Vigo, Lorenzago e Domegge in senso più stretto. La presenza pressoché uguale di termini di questi paesi nella parlata di Lozzo indica quanto stretti fossero i legami con le genti vicine. Altri termini, usati nel dialetto, sono riferimenti espliciti all'amministrazione centrale del Cadore a Pieve, la Mañìfika o la Komunità, ancora oggi esiste, sia pure con funzioni molto diverse, denominata Magnifica Comunità di Cadore. È possibile poi riconoscere nei termini del dizionario riferimenti a tutte le contrattazioni, comunicazioni e scambi, che erano nelle parole di chi per lunghi tempi è andato da un paese all'altro con merci, a lavorare, attività che hanno creato il modo di vivere e di parlare a Lozzo.

Non è possibile inoltre comprendere la comunità di Lozzo se non ci si dà la pena di salire a Mónte, al Pian dei Buoi, meglio se provenendo una volta dalla Val Lonğiarìn, da Lozzo, e l'altra dalla Val Poórse, da Auronzo. Solo così si capisce come l'attuale paese, sia pur molto industrioso e in continua espansione, non è che un briciolo del territorio di Lozzo, territorio costituito di pascoli, pianori e coste boschive che non si riescono a vedere e neanche ad immaginare se non si esce dalla profonda insenatura in cui corre la strada statale che risale il Piave. Non si riesce a capire, ad immaginare l'economia, il modo di vivere, della comunità regoliera le cui risorse stavano a cavallo della montagna che da Lozzo porta a Auronzo. Tanto meno si può capire la parlata di coloro che ci vivevano e dei loro figli che ancora vanno trasformando il territorio. Se è vero come molti affermano che la popolazione che ha colonizzato il Cadore si è estesa per pascoli, dalla Mauria verso Lorenzago, e di qui verso il Centro Cadore e il Boite da una parte e verso Auronzo dall'altra, Lozzo è stato un punto di transito di molta gente e conserva traccia nel suo dialetto delle diverse parlate che si sono succedute.

Il Cadore è sempre stato organizzato in Centenari o Decanie, o per lo meno così è da quando abbiamo documenti scritti. Giovanni Fabbiani ne scrive su "Breve storia del Cadore"1 nella quale vengono riportate le notizie che egli ha raccolto. Lozzo apparteneva al Centenaro di Domegge, assieme a Vallesella.

In loco la comunità di Lozzo si reggeva sulla Regola e i suoi Laudi. L'economia è quella di agricoltori di montagna, che univano l'allevamento di bestiame in stalla e all'alpeggio e di boscaioli che tagliavano e vendevano legname. La regola eleggeva periodicamente i responsabili per la conduzione del paese, del pascolo, e del bosco.

Cade la Repubblica Veneta e scompare la gestione regoliera. Il tempo del dominio napoleonico è breve ma riesce a demolire gli statuti precedenti. Alla caduta di Napoleone, subentra l'amministrazione austriaca, ma anche questa per breve tempo. Essa lascia tracce in territorio di Lozzo, solo per l'avvio del nuovo sistema catastale. Il catasto, attualmente detto austro-italiano, verrà ripreso e gestito dalle amministrazioni successive fin dopo la guerra del 1940-1945. Dal 1866 Lozzo viene aggregato al Regno d'Italia e continua a far parte della Provincia di Belluno. Amministratori di Lozzo, a questo punto, sono gli amministratori comunali, eletti dalla gente del luogo. In provincia c'è un prefetto di nomina governativa. Durante "il periodo fascista" il sindaco si chiama podestà ed è di nomina governativa e non c'è il consiglio comunale. Solo dopo la seconda guerra mondiale torna il sindaco elettivo e gli altri amministratori che oggi conosciamo, verso gli anni '70 viene creata l'amministrazione Regionale Veneta essa pure elettiva.

Il Comune ha alienato ai privati parte delle sue proprietà più vicine al paese (cessione dei koleniéi) per cui al giorno d'oggi l'assegnazione di lotti per legna è minima e non vengono più erogati contributi per il rifabbrico. I rimanenti boschi comunali sono gestiti dal Comune stesso, così come i pascoli e le casere.

 

TERRITORIO E CONFINI2

 

Ci sembra opportuno accennare al territorio su cui vive la gente di Lozzo. Infatti il carattere della popolazione, la parlata, i termini usati dipendono molto dal luogo in cui la gente vive. Riportiamo quindi in questa scheda anche i rifermenti più importanti per riconoscere i confini del territorio, che i nostri nonni conoscevano e sorvegliavano continuamente, d'estate e d'inverno.

Il territorio coincide in gran parte con il territorio della Mónte de Sovèrña, a cavallo di quel che attualmente viene detto Pian dei Buoi, prolungandosi sul versante meridionale fino a la Piave. Tutto ciò ci viene ampiamente illustrato da Giovanni Fabbiani nei fascicoli che riportano la versione italiana dei Laudi del paese e in particolare il Laudo di Sovergna. La formazione e la definizione di quel territorio appartiene ai tempi in cui le risorse fondamentali erano il bestiame, il fieno e il pascolo, i campi per quel che si mangiava in casa, il bosco per avere il legname da vendere in pianura e le acque che, quando non causavano disastri erano la miglior autostrada per scendere a valle. Di computers non si parlava, gli occhiali li portavano solo i notai, le macchine funzionavano ad acqua e la zona artigianale era sita lungo il Rin. É facile capire come la cura del territorio fosse così importante, perché si discutesse per ogni metro quadrato di bosco o di prato senza tralasciare neppure i prati più alti vicino alle crode.

 

CENNI STORICI.

 

Il Laudo di Sovergna è del 1444, è una dichiarazione solenne "laudata", proclamata alla presenza di un notaio dalla Regola di Sovergna, la comunità proprietaria dei territori di Sovergna, tutta gente di Lozzo. Il Laudo è composto di molti articoli che riportano le norme che la gente si è data per la propria convivenza, per l'uso del territorio e l'indicazione dei confini. La differenza fondamentale tra allora e oggi, a parte l'uso delle risorse a cui abbiamo già accennato, sta innanzitutto nella proprietà. Il Laudo è un regolamento che un gruppo di persone, proprietarie tutte assieme del territorio indiviso, si davano per la sua gestione. Al di fuori di loro non c'erano altri che potessero accampare diritti. Il laudo era quindi un codice per la gestione della proprietà comune. Anche oggi esiste un regolamento per l'utilizzo del territorio comunale, il Piano Regolatore, però non è un piano ad uso esclusivo della gente del luogo. È un piano di utilizzo del territorio, chiunque può insediarsi, abitare, commerciare. Siamo passati da una comunità chiusa ad una comunità aperta, con tutti i vantaggi e gli svantaggi che ciò comporta. Il territorio coincide in gran parte col territorio della Regola di Sovèrña.

L'insediamento di Lozzo è ben più antico del tempo dei Laudi, scritti tra il 1200 e il 1600 e gli scavi hanno dimostrato l'esistenza di Venetici e di Romani. Proprio a Lozzo venne trovata nel 18813 una pietra "euganea", cioè una pietra con scritte in lingua euganea e ben 40 pietre sepolcrali. Gli Euganei giunti in Cadore secondo il Ciani, altri non sono che gente cacciata dalla pianura e rifugiatasi sui monti, e che qui avrebbe fondato verso il 2600 a.c., come asseriscono anche Valeriano e il Piloni, una città ai piedi del Tudaio; la famosa città di Eugànea, nome deformato poi in Agònia, distrutta dalle truppe di Unni appartenenti alle tribù di Attila, verso il VII secolo d.c., di cui rimane ancora traccia nel nome Gogna alla confluenza tra Ansièi e Piave, appunto ai piedi del Tudaio. La favola è bella ma non è sorretta da alcun documento, sono certi invece i ritrovamenti delle pietre sepolcrali di epoca romana con monete dell'imperatore Gordiano Pio ed altri oggetti rinvenuti dal maestro Francesco Barnabò a fine '800. Il prof. Giovanbattista Pellegrini, autorevole glottologo, è solito dire che è abbastanza raro trovar monete o elmi romani sulle Alpi, ma che comunque questi non dimostrano la presenza di insediamenti. Un qualsiasi accampamento temporaneo può giustificare il ritrovamento di un elmo o una moneta. Il ritrovamento di tombe indica, a parer nostro, che esisteva un abitato permanente allo sbocco della Val Lonğarìn. Dobbiamo quindi concludere che la popolazione di Lozzo in tempi molto antichi deve essere stata formata anche da romani. Il Centro Cadore allora apparteneva al municipio di Julium Carnicum, i municipi romani erano territori abbastanza vasti, all'incirca come una provincia dei tempi attuali. Quindi Lozzo era amministrato da Julium Carnicum, questo ci porta a dire che le comunicazioni con la Carnia, probabilmente attraverso il passo Mauria, dovevano essere migliori e più frequenti di quelle con Belluno e il resto del Veneto lungo la valle del Piave. Questa ipotesi è confermata dall'appartenenza del Cadore alla diocesi di Aquileia e poi di Udine. L'appartenenza del Cadore alla diocesi di Udine cessa solo quando papa Gregorio XVI, di origine bellunese, a metà ‘800 attribuisce al bellunese le parrocchie del Cadore. Ecclesiasticamente Lozzo appartiene quindi alla diocesi di Aquileia, ai tempi dei romani, e successivamente a quella di Udine. Non è una parrocchia a se stante ma una curazia insieme a Lorenzago (1666). Dal 1857 è stata elevata a Parrocchia e quindi riesce ad avere un parroco per conto proprio ottenendo, nel periodo austriaco, il diritto all'elezione popolare del prevosto.

 

AMMINISTRAZIONE REGOLIERA.

 

Dall'esame dei laudi del paese (1444-1821) pubblicati a cura del Comune di Lozzo negli anni scorsi appare evidente come si componeva la amministrazione della singola regola. È bene chiarire subito che le regole esistenti nel territorio di Lozzo erano denominate Sovergna o montagna, Gei, Molenies, Quoilo e Larieto. Componenti dell'amministrazione della regola erano: marigo (sindaco attuale), laudadori (assessori), saltari (guardie campestri e boschive), Magnifica banca composta dal marigo e dai laudadori (giunta attuale). Ulteriori elementi e considerazioni sulla regola e sul suo funzionamento sono riportate nella scheda "I pascoli e le malghe".

 

AMMINISTRAZIONE ATTUALE

 

L'amministrazione recente è stata introdotta da leggi napoleoniche e successivamente da leggi dello stato italiano. A livello locale la circoscrizione di riferimento è il comune. I comuni sono parti di una provincia e di una regione che a sua volta è parte dello Stato. Successivamente sono state istituite anche le comunità montane che sono considerate enti locali; Lozzo fa parte della Comunità Montana Centro Cadore unitamente ai comuni di Auronzo, Vigo, Lorenzago, Domegge, Calalzo, Pieve, Valle, Perarolo. Ciascuno di questi comuni è amministrato da un consiglio elettivo.

Recentemente la legge comunale e provinciale è stata modificata nel senso che in occasione della elezione del consiglio viene eletto direttamente anche il sindaco. Il sindaco a sua volta nomina gli assessori (che possono essere anche esterni) e compongono la giunta comunale. È opportuno sottolineare la differenza tra amministrazione regoliera e amministrazione comunale. Nel periodo regoliero padroni indiscussi del territorio sono i regolieri con la supervisione della Magnifica Comunità di Cadore. Per lo Stato attuale tutti i cittadini hanno gli stessi diritti su tutto il territorio nazionale.

 

 

Autore della scheda: Andrea Angelini.      

 

 

eof (ddm 02-2009)