Dizionario della gente di Lozzo - La parlata ladina di Lozzo di Cadore

dalle note del prof. Elio del Favero  - a cura della Commissione della Biblioteca Comunale

prefazione del prof. Giovan Battista Pellegrini  

 

Comune di Lozzo di Cadore - il seguente contenuto, relativo all’edizione 2004 del Dizionario,  è posto online con licenza Creative Commons attribuzione - non commerciale - non opere derivate 2.5 Italia, il cui testo integrale è consultabile all’indirizzo http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.5/it/legalcode. Adattamento dei testi per la messa online di Danilo De Martin per l’Union Ladina del Cadore de Medo. Per ulteriori approfondimenti è a disposizione la home page del progetto “Dizionario della gente di Lozzo” alla quale si deve fare riferimento per le regole di trascrizione fonetica utilizzate in questo progetto. Il presente file è pre-formattato per la stampa in A4.

-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

 

tabakà vb. trans. (tabakéo; tabakèo; tabakòu) tabaccare, fiutare tabacco. Se te duó la tèsta, tabakéa na préśa de Makùba o de Makubìn se ti fa male alla testa, fiuta una presa di tabacco Makuba o di Makubin. Il tabacco era comunemente ritenuto l'analgesico più economico, valido per leggere emicranie; fig. se no te tàśe, te fàžo tabakà se non taci, ti insegno io come ci si deve comportare.

 

tabakàda sf. (pl. tabakàde) presa di tabacco, tabaccata, fig. rimprovero, paternale. Fèi na tabakàda fiutare una presa di tabacco; čapà na tabakàda subire un rimprovero, una lezione solenne.

 

tabakèi agg. (pl. tabakèi, f. tabakèra, pl. tabakère) chi ha il vizio di fiutare tabacco. No èi mài vedù n tabakèi kóme te non ho mai conosciuto un tabaccone come te.

 

tabakèra sf. (pl. tabakère) casa con i muri neri di fumo. Añó ke no i avèa l kamìn ma l fumèi, èra na tabakèra dove non esisteva un camino vero e proprio, ma c'era solo un buco nel muro per fare uscire il fumo, si diceva che lì c'era una tabakèra.

 

tabakìn sm. (inv.) tabaccaio, per est. rivendita di sali e tabacchi. Di da l tabakìn andare dal tabaccaio a comperare generi di monopolio (v. privatìva).

 

tabàko sm. (solo sing.) tabacco. Tabàko da nas, pa l kài, da čikà, da fèi su žigaréte tabacco da fiuto, da pipa, da masticare, per confezionare sigarette.

 

tabàko del Diàu sm. (solo sing.) polvere detta tabacco del diavolo espulsa dalle vesìe (bot. Lycoperdon). Le vesìe sono commestibili quando sono fresche. Da vecchie si seccano e dal foro apicale espellono le spore, una polvere scura che assomiglia a tabacco i fónge fa tabàko, il tabàko del diàu tabacco del diavolo.

 

tabakón, tabakós agg. (pl. tabakói, tabakóśe; f. tabakóna, tabakóśa; tabakóne, tabakóśe) tabaccone, chi abusa di tabacco da fiuto. Ànke tu te ses n tabakón kóme tó nòna anche tu sei tabaccone come è tua nonna.

 

tabàro sm. (pl. tabàre) tabarro, ampio mantello a ruota. Il tabarro è fatto di panno pesante e, oltre a proteggere dalle intemperie, funge da coperta. Kuàn ke te kamìne, tòlete su l tabàro quando esci di casa, prendi con te il tabarro.

 

tabèla sf. (pl. tabèle) tabella, tegola del tetto. Vàrda su la tabèla de la latarìa kuàn ke i da fòra formài controlla sulla tabella della latteria quando distribuiscono il formaggio; èi debeśuói de kanbià l kuèrto de tabèle kon kel de śìngo sono costretto a sostituire il tetto di tegole con quello di lamiera zincata (v. tavèla)

 

tabernàkol sm. (pl. tabernàkoi) tabernacolo, edicola, fig. costruzione che non abbia una destinazione precisa. Nte tabernàkol se tién le òstie nel tabernacolo sono conservate le ostie; ìnte da le Čareśèle e l tabernàkol de la Madòna Négra alle Čareśèle c'è l'edicola della Madonna Negra; ma ke tabernàkol me àsto fàto su? ma che razza di costruzione hai allestito? (v. kapitèl, tafanàrio).

 

tabià sm. (pl. tabiàs) fienile. Si possono individuare nel territorio di Lozzo due tipi di fienile: uno in travi di legno (čàğe) e senza stalla; l'altro con fondamenta e primo piano in muratura adibiti a cucina e a stalla e con la parte superiore in travi o tavole di legno per stivare il fieno. Questo secondo tipo di fienile ha spesso un ballatoio (penìžo) ed è affiancato ad un'aia detta èra. Veniva chiamato tabià anche il fienile che si teneva in paese, sopra la stalla, dietro casa. Solitamente la parte al sole delle case del paese era adibita per la cucina e le camere, mentre sul retro c'era la stalla con sopra appunto il tabià. Portà l fién nte tabià ammassare il fieno nel fienile; dim. tabiarèl o tabiarùto; acc. tabiarón; dispr. tabiaràto.

 

tabùrio sm. (pl. tabùrie) contenitore cilindrico in lamiera, di diverse misure, con due impugnature in alto e un foro centrale in basso. Nella fase preliminare, in corrispondenza del foro, veniva posto verticalmente un palo di legno e tutt' intorno della segatura ben essicata e pressata a dovere fino all'orlo superiore. Sollevato pian piano il palo, il foro lasciato serviva a dare tiraggio al fuoco e permetteva la fuoriuscita del fumo.Veniva quindi calato all'interno di una stufa appropriata ed era pronto per l'occasione. Va precisato che la segatura, per quei tempi, era il combustibile di facile approvvigionamento e di costo limitato. Questo tipo di riscaldamento usato per diversi anni anche dopo la seconda guerra mondiale, serviva per locali piuttosto ampi (botteghe, bar, negozi ecc.). La segatura, dato il basso costo, si usava anche per il riscaldamento domestico in alternanza alla legna. Paréča ğenpù dói tabùrie de segadìžo parkè késte e dornàde čanìže e okóre fèi n bar de òte fuóu riempi due tabùrie di segatura perché abbiamo giornate molto fredde e si dovrà accendere più volte il fuoco.

 

tàča sf. (pl. tàče) macchia. Kéla ğakéta e piéna de tàče quella giacca è piena di macchie; l e nasù ko na tàča su la skéna è nato con una voglia sulla schiena; dùte sti pèrsege a la tàča tutte queste pesche hanno una macchia color marrone, segno che stanno per deteriorarsi (v. màča).

 

tačà, tačàse vb. trans. e rifl. (me tàčo; tačèo; tačòu) macchiare, insudiciare, chiazzarsi, deteriorarsi della frutta. L a tačòu dùta la čaméśa ha insudiciato tutta la camicia; sti suśìn se a tačòu dùte queste susine si sono tutte chiazzate, iniziano tutte a deteriorarsi; kon póče skèi i me a dòu ngrùmo de pèrsege tačàde con pochi soldi ho comprato molte pesche leggermente ammaccate (v. mačà).

 

tačòu agg. (pl. tačàde, f. tačàda) macchiato, chiazzato. Al libréto de la latarìa èra dùto tačòu il libretto della latteria era del tutto insudiciato; bìča vìa dùte i póme tačàde butta via tutte le mele che iniziano a marcire (v. mačòu).

 

taènte agg. (inv.) tagliente. Gortèl taènte coltello tagliente, ben arrotato. Sóte l kòčo èi betù dóe làme taènte sotto lo slittino ho messo due lame sottili, taglienti, ottime su strade ghiacciate.

 

taér sm. (inv.) tagliere. Al taér de la polènta il tagliere per la polenta; al taér del pan il tagliere del pane.

 

tafanàrio sm. (pl. tafanàrie) qualsiasi oggetto di grandi dimensioni realizzato alla meno peggio, sedere enorme. Vàrda ke tafanàrio guarda che sederone; ma ke tafanàrio me àsto konbinòu su ka? che marchingegno mi hai costruito? (v. tabernàkol).

 

tài sm. (inv.) taglio, ferita. Me èi fàto n tài nte l déido mi sono fatto un taglio nel dito; bósko da tài bosco ceduo; fòia del tài foglie da applicare sulle ferite come emostatico.

 

tàia sf. (pl. tàe) pezzo di tronco. La pianta abbattuta, normalmente viene divisa in tàe, tronchi lunghi circa m 4,20, la žìma è la parte più alta dell'ultimo tronco dell'albero ed è commerciabile, žimà puntone finale non utilizzabile come tronco, bóra parte bassa di scarto, e mul parte bassa più corta di un tronco, ma comunque sana e utilizzabile. Tàe forestiére tronchi provenienti da zone al di fuori del Cadore, ad esempio da Ampezzo e dalla Carnia; fèi su le tàe allestire i tronchi per il trasporto; kanželà le tàe accatastare i tronchi; kanžèl de tàe catasta di tronchi .

 

taià vb. trans. (tàio; taèo; taiòu) tagliare, sfoltire il bosco. Taià l èrba falciare l'erba; taià piànte sfoltire il bosco, disboscare; taià su tagliuzzare, sminuzzare; taià dó sfoltire; taià fòra ritagliare; taià vìa amputare; taià la kòrda scappare; taià ko la manèra tagliare con la mannaia, tagliare alla meglio, sbozzare; to fiól e pròpio taiòu ko la manèra tuo figlio è davvero tozzo, goffo; taià de pè abbattere alberi maturi con la scure o col siegón; prov. no se tàia la piànta ke fa onbrìa non ci si libera di ciò che, in qualche modo, ci è utile.

 

taiàda sf. (pl. taiàde) taglio, ferita, esbosco, fig. grappa tagliata. Késta e na taiàda da fàu questa è un taglio di falce; na taiàda de čavéi un taglio di capelli; la taiàda de stan l e dùda mal il taglio degli alberi quest'anno ha reso poco; dàme na taiàda dammi una grappa tagliata con la menta.

 

taiapàn sm. (inv.) tagliere, tagliapane. Nte sofìta èi čatòu l taiapàn ke avèa fàto to nòno in soffitta ho trovato il tagliapane che aveva fatto tuo nonno (v. taér).

 

taiéra sf. (pl. taiére) guantiera, vassoio. Portà l kafè su la taiéra servire il caffè sul vassoio.

 

tàifel sm. (inv.) diavolo. Dal tedesco “Teufel”; termine entrato nella parlata di Lozzo ad opera degli emigranti. Viene usato come esclamazione, spesso rinforzata da: kodìč, tàifel kodìč accidenti, accidentaccio (v. tartàifel).

 

tàio sm. (solo sing.) taglio del bosco. Dì su l tàio presenziare al taglio del bosco, controllare la misurazione delle piante tagliate e il loro esbosco .

 

taión sm. (pl. taiói) tronco dal diametro eccezionale .

 

tàka sf. (pl. tàke) tacca, incisione, piccolo difetto. La tacca di cui si parla viene fatta dalle guardie forestali, in passato dai saltàri, al piede degli alberi da tagliare, la tacca veniva martellata lasciando un segno inconfondibile di autorizzazione al taglio. Sto bastón e pién de tàke questo bastone è pieno di tacche, di incisioni; l e n bón tośàto, pekà ke l àbie kàlke tàka è un buon ragazzo, peccato che abbia qualche piccolo difetto (v. marèla).

 

takà vb. trans. (tàko; takèo; takòu) attaccare, attecchire, incominciare. Takà l čavàl attaccare il cavallo al carro; èi takòu l lunàrio nte l čòdo ho appeso il calendario al chiodo; domàn tàko a laurà domani comincio a lavorare; takà barùfa cominciare a litigare; takà màn a àlgo cominciare a fare qualcosa: takà màn a lavà dó cominciare a lavare i piatti; tàka banda su comincia ...

 

takabrìge agg. (inv.) attaccabrighe, litigioso. Te ses l sòlito takabrìge sei il solito attaccabrighe.

 

takadìžo agg. (pl. takadìže, f. takadìža) attaccaticcio, appiccicoso. Èi dùte le màn takadìže ho tutte le mani appiccicose; vàrda ke kel la e takadìžo sta attento che quello è una persona che tende a litigare.

 

tàko  sm. (pl. tàke) tacco. Al tàko de le skàrpe il tacco delle scarpe; dó sul tàko giù in fondo; bàte i tàke tremare per il freddo.

 

Tàko  sm. (top.) grande roccione semipiano che fa parte del gruppo del Ğastelìn a nordovest di Lozzo. Al Tàko Gràn il tacco a ovest del Ğastelìn, l Tàko Pìžol ad est, è una balconata rocciosa che sta al di sotto ed entra più all'interno della parete del Ğastelìn.

 

tàkola sf. (pl. tàkole) malattia del pelo, macchia dovuta alla mancanza di pelo, alopecia. Sta féda e piéna de tàkole questa pecora è affetta da alopecia.

 

takolà vb. trans. (takoléo; takolèo; takolòu) macchiettare. Èi takolòu dùta la čaméśa ho ricoperto di macchie tutta la camicia.

takolìn agg. (pl. takolìn, f. takolìna, pl. takolìne) viso macchiettato di chiazze rosso-bianche. Nte kéla čàśa, i e dùte takolìn in quella casa tutti sono nati col viso pieno di chiazze.

 

takolòu agg. (pl. takolàde, f. takolàda) macchiettato. Čàura takolàda capra macchiettata; èi vìsto n kariól takolòu ho visto un capriolo a macchiette bianche.

 

takón sm. (pl. takói) rattoppo, toppa, rimedio provvisorio. Béte n takón sul ku de le bràge applicare una toppa sul sedere dei pantaloni; késto e n takón questo è un rattoppo, un rimedio provvisorio e mal fatto; loc. pèdo l takón de l bus oppure pèdo l takón de l śbrégo il rimedio è spesso peggiore del male, ovvero meglio il buco che un rammendo mal fatto.

 

takonà vb. trans. (takonéo; takonèo; takonòu) rattoppare, imbrogliare, coire. La màre me a takonòu i komedói de la ğakéta la mamma mi ha rattoppato i gomiti della giacca; se no te stas atènti, kel la te takonéa se non stai attento, quello ti imbroglia.

 

takonàda sf. (pl. takonàde) imbroglio, raggiro, frode. Čapà, čapàse na takonàda subire un imbroglio.

 

takonòu agg. (pl. takonàde, f. takonàda) rattoppato, imbrogliato. Ste skàrpe e dùte takonàde queste scarpe sono tutte rattoppate; ànke ó son restòu takonòu anch'io sono stato imbrogliato.

 

takòu agg. (pl. takàde, f. takàda) attaccato, affezionato. Litràto takòu su pal mùro ritratto appeso al muro; neàutre son sènpre stàde takàde a veàutre noi siamo stati sempre affezionati alla vostra famiglia.

 

takuìn sm. (inv.) portamonete. Èi n takuìn nuóu de koràme ho un nuovo portamonete di cuoio; fig. vèrde l takuìn diventare più generosi.

 

tàl agg. pron. (pl. tài, f. tàla, pl. tàle) tale. Ki éla sta tàla? chi è questa tale?; kél tàl, kéla tàla, ki tài, kéle tàle quel tale, quella tale, quei tali, quelle tali; n tàl, na tàla un tale, una tala; tàl e kuàl tale e quale; e veñésto n tàl a domandà de te è venuto un tale a chiedere di te; èi avù n tàl despiažér, ke no te sas ho provato un tale dispiacere che non puoi immaginare; i e tài e kuài i so bàrbe sono identici agli zii, sia nel fisico che nel comportamento.

 

talarèn sm. (inv.) ragno, ragnatela. Téla de talarèn ragnatela; sta čàśa e piéna de talarèn questa casa è piena di ragnatele; sotì kóme na téla de talarèn sottile come una tela di ragno; te ses n talarèn sei scheletrico; kuàn ke se se tàia o se pìsa su o se béte su na téla de talarèn quando ci si taglia o si orina sulla ferita o vi si applica una ragnatela, era il detto di un tempo quando era assai diffusa l'idea che l'orina avesse proprietà disinfettanti, erano invece assai pochi che credevano che le ragnatele fossero medicamentose. Anzi!

 

talentà vb. intr. (talentéo; talentèo; talentòu) desiderare, far capire che si desidera qualche cosa da mangiare o da bere. In genere sono i bambini a farsi gola; dùte le òte ke son davòi mañà, l rùa sènpre a talentà tutte le volte che siamo a tavola, si fa vivo sperando di avere qualcosa.

 

talentón, talentós agg. (pl. talentói, f. talentóna, pl. talentóne), (pl. talentóśe, f. talentóśa) desideroso di mangiare e bere. No èi mài vìsto n talentón kóme te! non ho mai visto una persona desiderosa come te!

 

taliàn agg. (pl. taliàne, f. taliàna) italiano. Késta e ròba taliàna questa è roba italiana; i taliàne e pì bói déi todéske gli italiani sono più buoni dei tedeschi; taliàn ko la kóda italiano gran furbacchione; va là ke te ses n taliàn ko la kóda! va là che sei un gran furbacchione; parlà par taliàn parlare in italiano, ma anche parlare in maniera chiara, senza sottintesi.

 

talón sm. (pl. talói) tallone, calcagno. Me fa mal nte n talón mi fa male ad un calcagno; parà fòra i talói consumare le calze sul calcagno; avé n talón de fòra avere la calza rotta sul calcagno.

 

talonà vb. trans. (talonéo; talonèo; talonòu) tallonare, seguire da vicino. Più usato il termine dì davòi. Èi talonòu me fìa, par véde añó ke la dèa ho seguito mia figlia per vedere dove andava (v. dì davòi).

 

talòta avv. talvolta. Più usato il termine oñi tànto. Talòta me vién sàngo de nàs talvolta mi viene sangue di naso (v. òta, òñi tànto).

 

tàlpa sf. (pl. tàlpe) orma. Le tàlpe de l ğàto le orme del gatto.

 

talpàda sf. (pl. talpàde) orma, impronta dei piedi. Da bonóra se véde le talpàde del ğàto sul néve la mattina presto si vedono le impronte del gatto sulla neve; te ses pròpio n mus, avèo apéna netòu l siòlo e adès te me as lasòu le to talpàde sei proprio un asino, avevo appena pulito il pavimento e adesso ci sono le tue impronte (v. žapaiàda).

 

talpìna sf. (pl. talpìne) talpa (zool. Talpa europaea), fig. inetto, lento. I dis ke la talpìna e òrba dicono che la talpa sia cieca; le talpìne ruìna la fàu i piccoli cumuli di terra sollevati dalle talpe rovinano la falce; òrbo kóme na talpìna cieco come una talpa, detto di chi non vede a un palmo dal suo naso.

 

talpón sm. (pl. talpói) pioppo (bot. Populus tremula e Populus alba)  Davežìn de l mè tabià èi renpiantòu dói talpói vicino al mio fienile ho piantato due pioppi.

 

tamagòro agg. (pl. tamagòre, f. tamagòra) stupidello, povero di spirito. Puóro l mè tamagòro povero il mio piccolo stupido.

 

Tamarì sm. (top.) località a nord ovest del paese che si trova lungo la strada militare che sale a Pian dei Buoi. Nella stessa località si trova una piccola fontana.

 

tamèi sm. (inv.) trappola per topi, oggetto qualsiasi, aggeggio, congegno di cui non si ricorda il nome. Tamèi de le sorìže trappola per topi; béte n tin a di kél tamèi metti un po' in moto quell'aggeggio; ma kè élo sto tamèi? ma che cos'è questo congegno, questo marchingegno?

 

tamés sm. (inv.) setaccio, buratto. Al tamés de la farìna il setaccio della farina.

 

tameśà vb. trans. (tameśéo; tameśèo; tameśòu) setacciare, fig. picchiare. Tameśéa n tin de farìna par fèi polènta passa al setaccio un po' di farina per fare polenta; se no te tàśe, te tameśéo se non taci, ti picchio.

 

tameśàda sf. (pl. tameśàde) setacciata, bastonatura. Sta farìna a debeśuói de èse tameśàda questa farina ha bisogno di essere setacciata; la màre me a dòu na bèla tameśàda la mamma mi ha dato una solenne bastonatura.

 

tàmo sm. (inv.) buon senso. Solo nella loc. no avé nè timo nè tàmo non avere buon senso, essere balordo; tó fiól no a mài vu nè timo nè tàmo tuo figlio è sempre stato un balordo (v. timo).

 

tamòk agg. (pl. tamòke, f. tamòka) sciocco, scimmiotto. Te ses pròpio n tamòk sei davvero uno stupido.

 

tamón sm. (pl. tamói) timone. Il timone del carro è fatto sempre a stanga, quello del carretto è invece ad arco, fig. guida, consigliere. Al tamón del karéto il timone del carretto; kél tośàto e sènpre stòu žènža tamón quel ragazzo non ha mai avuto nessuno che gli desse buoni consigli; drežà l tamón raddrizzare il timone, mettere sulla buona strada; fig. teñì tamón tenere il timone, consigliare bene, guidare bene.

 

tamonà vb. trans. (tamonéo; tamonèo, tamonòu) guidare, consigliare bene. Se no te tamonée mèo tó fìa, la va a fenì mal se non consigli meglio tua figlia, andrà a finir male; to pàre èra n kanpión a tamonà l karéto tuo padre era un campione a guidare il carretto.

 

tanàka agg. (pl. tanàke, f. tanàka) stupido, imbecille, fig. deperito. L a fàto pròpio la fegùra del tanàka ha fatto proprio la figura dell'imbecille; restà n tanàka rimanere senza soldi oppure deperito (v. tamòko).

 

tananài agg. (inv.) inetto, sciocco. No èi mài vedù n tananài kóme tó fardèl non ho mai visto un uomo inetto e sciocco come tuo fratello (v. lèlo).

 

tananèno agg. (pl. tananène, f. tananèna) sciocchino. Tó pàre e n tananèno tuo padre è un tipo un po' grullo.

 

Tànber, Kòl de Tànber sm. (top.) località a nordovest di Lozzo che costeggia la strada per Pian dei Buoi poco sopra il paese, oggetto di scavi archeologici e di ritrovamenti.

 

tanburlà vb. imp. (tanburléo; tanburlèo; tanburlòu) il tuonare e lampeggiare di un temporale lontano. Siénte kóme ke l tanburléa senti come tuona e lampeggia; al tanburléa n Val Kulèra qui si scoreggia.

 

tanburlàda sf. (pl. tanburlàde) serie di tuoni accompagnati da acquazzoni, fig. serie di disgrazie. Daspò kéla tanburlàda, l tènpo se a betù a pósto dopo quel temporale, il tempo si è rimesso al bello; no i okorèa dùte kéle tanburlàde non aveva proprio bisogno di tutte quelle disgrazie in un colpo solo.

 

tanbùro sm. (pl. tanbùre) tamburo, cassone di letto a molle, grande recipiente per fare la lisciva, fig. babbeo, sciocco. Sonà l tanbùro suonare il tamburo, la grancassa; ió èi n liéto kol tanbùro io ho un letto con il cassone a molle; sčaudà àga nte l tanbùro scaldare acqua nel pentolone per fare il bucato; tanbùro ke no te ses àutro sei davvero un babbeo, un grullo.

 

tandèrlo agg. (pl. tanderlói, f. tandèrla, pl. tandèrle) persona incapace.

 

tànf, tànfo sm. (pl. tànfe) puzza, odore sgradevole. Siénte ke tànfo senti che puzza.

 

tangartón, tarlangón agg. (pl. tangartói, f. tangartóna, pl. tangartóne), (pl. tarlangói, f. tarlangóna, pl. tarlangóne) persona che tira per le lunghe, sia nel discorrere che sul lavoro.

 

tanpèl sm. (pl. tanpiéi) noioso, scocciatore. Te ses n tanpèl sei uno scocciatore.

 

tanpèla sf. (pl. tanpèle) spessore di legno. Gli spessori di legno venivano adoperati nelle vecchie segherie secondo l'uso veneziano. I pezzi di legno venivano stretti tra le sponde del carrello e il tronco da segare fino ad ottenere lo spessore che serviva. Quando uno di questi pezzi si allentava, sbatteva di continuo facendo un rumore tipo “tanp - tanp”.

 

tanpelà vb. trans. (tanpeléo; tanpelèo; tanpelòu) scocciare, importunare. Àsto fenìu de tanpelàme? l'hai finita di importunarmi?; èi tanpelòu tànto la Madòna fin ke la me a fàto la gràžia ho pregato tanto la Madonna fino a quando mi ha fatto la grazia invocata.

 

tanpèsta sf. (pl. tanpèste) grandine, tempesta. E veñésto na tanpèsta kói gràne gròs kóme kùče è caduta una grandine con chicchi grossi come noci; nùvole da tanpèsta nuvole foriere di grandine.

 

tanpestà vb. imp. (tanpestéa; tanpestèa; tanpestòu) grandinare. Vàrda kóme ke l tanpestéa su pa la Mónte guarda come grandina a Pian dei Buoi; l èi tanpestòu de domànde fin ke lo èi fàto skuaià l'ho tempestato di domande finché ha confessato.

 

tanpestàda sf. (pl. tanpestàde) grandinata. Kéla tanpestàda a ruinòu dùta la kanpàña quella grandinata ha distrutto tutti i prodotti della campagna.

 

tànsa sf. (pl. tànse) tassa, multa comunale.

 

tantèl sm. (pl. tantiéi) piccolo campano, campanellino per le capre. Al tantèl de la čàura il campanello della capra; sta a sentì l tantèl de la čàura e te sas añó ke la e ascolta il campanaccio della capra e allora sai dove si trova (v. sanpòña).

 

tantùnkue sm. (inv.) parte, quota spettante di diritto. Ió èi vu al mè tantùnkue io ho avuto la mia parte, ciò che mi spettava.

 

tàpa  sf. (pl. tàpe) segno inciso sul tronco degli alberi col manarìn. La tàpa è un'incisione che sta ad indicare che l'albero deve essere abbattuto. Fèi le tàpe fare le incisioni sui tronchi col manarìn .

 

Tàpa  sf. (nome) soprannome di famiglia.

 

tapà vb. trans. (tapéo; tapèo; tapòu) segnare la proprietà sul tronco. L e dù a tapà dùte le só piànte a Tamarì è andato a segnare la proprietà sul bosco di sua proprietà a Tamarì .

 

tàpe  sf. (solo pl.) piccoli scarti, o schegge di legno che rimangono dalla pilonatura delle tàe. Dì a tàpe andare nel bosco a raccogliere le tàpe .

 

Tàpe , le sf. (top.) Località in Val Lonğiarìn, vicino a Vialóna.

 

tapé sm. (pl. tapés) tappeto. Nte kànbra èi n bèl tapé in camera ho un bel tappeto; lis e moleśìto kóme n tapé liscio e soffice come un tappeto.

 

taràla sf. (pl. taràle) zoccolo di legno. L nòno me a fàto n pèi de taràle mio nonno mi ha costruito degli zoccoli di legno (v. dàlmeda).

 

taralà vb. (taràléo; taràlèo; taràlòu) camminare con gli zoccoli, fare rumore con gli zoccoli. Kuàn ke sientìo la nòna taralà nte čàśa, levèo su dal liéto quando sentivo la nonna in cucina che camminava con gli zoccoli, mi alzavo dal letto.

 

taramòto sm. (pl. taramòte) terremoto, fig. vivace. L taramòto me a svenòu la kànbra e l kanberìn il terremoto mi ha lesionato la camera e il camerino; fig. te ses n taramòto sei un terremoto, non ti si può tener fermo.

 

tàrde avv. tardi. E màsa tàrde è troppo tardi; pi tàrde del sòlito più tardi del solito; sul tàrde a ora tarda; al pì tàrde, ruarèi domàn al più tardi, arriverò domani; fèi tàrde arrivare con ritardo; sul tardéto sul far della sera, verso sera o arrivare nottetempo.

 

tardìvo agg. (pl. tardìve, f. tardìva) tardivo. Detto di piante che fioriscono o maturano tardi, fig. tardo, detto dei bambini che cominciano a parlare tardi. Stan le patàte e tardìve quest'anno le patate matureranno in ritardo; ànke me fiól e stòu tardìvo nte l parlà anche mio figlio ha cominciato tardi a parlare.

 

tarén  sm. (inv.) terreno, sedimento, deposito alluvionale, area edificabile. Èi bèlo konpròu l tarén ho già comperato il terreno per costruirmi la casa; nte órto e bèlo dùto tarén nell'orto si è già sciolta tutta la neve dell'inverno; le stràde e dùte taréne le strade non hanno più neve.

 

tarén  agg. (pl. taréne, f. taréna) terreno. es. la casa e i figli sono beni terreni.

 

tàrma sf. (pl. tàrme) tarma (zool. Tineola bisseliella). Le tàrme me a rośeòu dùta la karpéta le tarme mi hanno rosicchiato tutta la sottana.

 

tarmàse vb. rifl. (me tarméo; tarmèo; tarmòu) prendere le tarme, essere roso dalle tarme. Me se a tarmòu dùta la ròba de làna tutti i miei indumenti di lana hanno preso le tarme.

 

tarnanžón sm. (pl. tarnanžói) stantuffo della zangola (péña); fig. chi va avanti e indietro senza concludere niente. Il movimento prodotto dallo stantuffo che trasforma la panna (bràma) in burro. L e n madùro, l va sènpre su e do pa la piàža kóme n tarnažón è uno scriteriato, un fannullone che va su e giù per la piazza senza combinare nulla (v. židèla, péña).

 

taròča sf. (pl. taròče) sparviere del muratore, tavolozza dove si appoggia la malta per intonacare. Tóle n òta la taròča ko n tin de màlta, ke èi da stropà sto bus prendi la tavolozza con della malta, perché devo chiudere questo buco.

 

tarsón sm. (pl. tarsói) gambo del ravanèl (cavolo navone). Venivano essicati e dati al bestiame; la piccola parte delle rape che teneva unite le foglie veniva pure mangiata. Tòle su i tarsói e pòrti su nte sofìta ke i se dàe na sekàda prendi i gambi delle rape e mettili in soffitta affinché si secchino.

 

tartàifel escl. accidenti, perbacco. Il termine probabilmente deriva dal tedesco “der Teufel”, il diavolo. Kamìna, va fòra de sóte tartàifel accidenti, vattene via da qui (v. tàifel).

 

tàs  sm. (inv.) tasso (zool. Meles taxsus), fig. dormiglione. Al tàs me a mañòu dùte i pitói il tasso ha mangiato tutte le mie pannocchie di granoturco; te dòrme kóme n tàs dormi come un tasso dormi profondamente.

 

tàs  sm. (inv.) tasso (bot. Taxus baccata). Il tasso è una conifera molto scura come l'abete bianco ma, a differenza dell'abete, resta sempre di piccole dimensioni, non superiori ai 3 - 4 m, inoltre ad anni alterni produce gli arilli, bacche rosse velenose. Sta skàtola e de tàs questa scatola è fatta di legno di tasso .

 

tàsa  sf. (pl. tàse) tassa, imposta, fig. scotto, contributo. Di a pagà le tàse andare a pagare le imposte; stan i a betù su na tàsa nuóva quest'anno hanno istituito una tassa nuova; a sto móndo dùte a da pagà la so tàsa a questo mondo tutti devono dare il loro contributo, ciascuno secondo le proprie possibilità.

 

tàsa  sf. (pl. tàse) catasta, mucchio. Na tàsa de léñe de fagèra una catasta di legna di faggio; na tàsa de fasìne una catasta di fascine; èi na tàsa de ròba da lavà ho un mucchio di roba da lavare; acc. tasón grande catasta.

 

tasà vb. trans. (tàso; tasèo; tasòu) tassare, imporre le tasse. Nkóra n tin e ka i tàsa ànke l ària ancora un po' e andrà a finire che imporranno tasse anche sull'aria che si respira; èi bèlo tasòu dùte le léñe ho già accatastato tutta la legna da ardere (v. ntasà).

 

tàśe vb. intr. (tàśo; taśèo; taśésto, taśù) tacere. Kàlke òta kóñe tàśe qualche volta è meglio tacere; parkè tàśesto sènpre? perché taci sempre?; ió èi sènpre taśésto io ho sempre taciuto; tàśe n tin ke te fàs mèo fai un po' di silenzio che è meglio; tàśe là taci, smettila di parlare; no te ses bón de tàśe ùna non sei neanche capace di mantenere un segreto, spifferi tutto; no l sa nè parlà nè tàśe è vuoto non sa parlare e non sa star zitto; tàśe vìa ke ... meno male che ...; prov. a tàśe no se śbàlia mài quando si tace non si sbaglia; prov. a tàśe ùna, se tàśe žènto spesso chi sa tacere si risparmia un sacco di noie conseguenti.

 

tasèl sm. (pl. tasiéi) tassello. Ka okóre n tasèl qui c'è bisogno di un tassello di legno; fèi n tasèl nte la pèža de formài fare un tassello, fare un prelievo nella forma di formaggio per verificarne la qualità e la stagionatura (v. taselà).

 

taselà vb. trans. (taseléo; taselèo; taselòu) fare un tassello, fig. applicare un rattoppo ad un capo di vestiario. Taselà l formài fare un tassello nella forma di formaggio per verificarne le condizioni.

 

tastà vb. trans. (tàsto; tastèo; tastòu) tastare fig. sondare, indagare. Tastà se l e dùro o trèndo tastare per vedere se è duro o tenero; tastà l pólso tastare il polso per sentire se qualcuno ha la febbre o metaforicamente verificare se l'interlocutore ha basi finanziarie solide; tastà un par véde se l sa àlgo saggiare, interrogare con prudenza qualcuno per sapere se è a conoscenza di qualcosa.

 

tàta sf. (pl. tàte) bambina piccola (ipoc.), lattante. Fèi čào a la tàta saluta quella bambina, linguaggio infantile.

 

tatarà vb. intr. (tataréo; tatarèo; tataròu) chiacchierare, blaterare. Kéla la sa sólo tatarà quella è solo capace di blaterare (v. čačarà).

 

tàtega sf. (pl. tàtege) tattica, bravura, capacità. Avé tàtega essere capaci, avere astuzia nel fare qualcosa. Àsto vedù ke tàtega ke a la ğàta a čapà la sorìža? hai visto con che astuzia la gatta cattura il topo?

 

tàto sm. (pl. tàte) bambino piccolo (ipoc.), lattante. L a bèlo dói tàte ha già due bimbi.

 

tàuta sf. (pl. tàute) ceppaia di pianta sradicata, fig. zuccone, ottuso, tardo a capire. Èi menòu a čàśa na tàuta par fèime dóe léñe ho portato a casa una ceppaia per fare un po' di legna da ardere; te ses pròpio na tàuta sei proprio uno zuccone; dormì kóme na tàuta dormire profondamente (v. žučón, žòka).

 

tavàn sm. (pl. tavàne) tafano, moscone (zool. Tavanus bovinus). D istàde i tavàne čùča l sàngo ài čavài d'estate i tafani succhiano il sangue ai cavalli.

 

tavanà, tavanàse vb. intr. e rifl. (me tavanéo; tavanèo; tavanòu) cercare qualcosa disperatamente, muoversi in modo scomposto, preoccuparsi in modo esagerato, arrovellarsi, darsi troppo da fare. To suó la tavanéa par nùia tua sorella si preoccupa esageratamente per nulla; àsto fenìu de tavanà? hai finito di muoverti così scompostamente?; tavanàse par àlgo preoccuparsi per qualcosa che valga la pena (v. savanà).

 

tavanàda sf. (pl. tavanàde) scempiaggine, stupidaggine. Àsto fenìu ko le tò tavanàde? l'hai finita con le tue stupidaggini?

 

tavanèla sf. (pl. tavanèle) svenimento, traveggola, giramento di testa. Se màño màsa, me vién le tavanèle se mangio troppo mi vengono i giramenti di testa; àsto le tavanèle? hai le traveggole? qualche rotella non ti funziona?

 

tavanón agg. (pl. tavanói, f. tavanóna, pl. tavanóne) chi si arrovella per niente. To nòno e restòu l sòlito tavanón tuo nonno si comporta ancora da persona ansiosa qual è sempre stato (v. savanón).

 

tavèla  sf. (pl. tavèle) tegola, insegna. Béte fòra la tavèla esporre l'insegna; n kuèrto de tavèle un tetto coperto di tegole (v. tabèla).

 

tavèla  sf. (solo sing.) territorio che circonda l'abitato coltivato a campi. Viene chiamato in questo modo il terreno che è situato nella zona più soleggiata e fertile del paese, poco lontano dall'abitato. Di ntórno tavèla partecipare alle processioni delle rogazioni; nei tre giorni che precedono l'Ascensione, secondo la tradizione venivano fatte delle processioni lungo i campi attorno al paese come auspicio per implorare a Dio un raccolto fruttuoso. Fig. di ntórno tavèla girare a vuoto, vagabondare, andare da un posto all'altro senza combinare niente.

 

tavolàžo sm. (pl. tavolàže) piano di carico del carro, grande pianale adoperato per la lavorazione delle carni da insaccare. Al tavolàžo del čàr il piano di carico del carro; si tratta di un mezzo che viene adoperato per trasportare la merce pesante; per quella leggera invece si adopera la gardèla; dài na bèla netàda al tavolàžo ke dapò faśón su dóe lugànege pulisci con cura il pianale, perché dopo insaccheremo delle salsicce.

 

tažà vb. trans. (tàžo; tažèo; tažòu) masticare, mangiare, fig. dilapidare. Tu te tàže sènpre tu mastichi sempre qualcosa; tàža n tin ste nośèle rompi con i denti queste nocciole; tažà àlgo pal pùpo ke no a dènte masticare qualcosa per il bimbo che non ha ancora denti; kél la e sólo bón de tažà quello è capace solo di consumare senza produrre.

 

tažàda sf. (pl. tažàde) masticata, per est. boccone. Ko na tažàda la a fenìu dùto ha divorato tutto in un boccone.

 

tažià vb. (tažiéo; tažièo; tažiòu) giudicare qualcuno, accusare. I me a tažiòu da làdro, ma no èi faśésto nùia mi hanno giudicato come un ladro, ma non ho fatto nulla, sono innocente.

 

tažón sm. (pl. tažói) seme di zucca, nocciolo di qualsiasi frutto, fig. merce buona, solida, sana, persona di carattere, vigorosa.. A mi me piàśe i tažói de žùča a me piacciono i semi di zucca; tènti a no parà dó l tažón del suśìn stai attento a non ingoiare inavvertitamente il nocciolo della susina; èse žènža tažón essere senza carattere, senza temperamento; te èi dòu ròba de tažón ti ho dato merce di valore.

 

te pron. e particella pronominale ti, te. Te èi dìto de parlà mànko ti ho detto di parlare di meno; tu te te ntrìge màsa nte le ròbe de kiàutre tu ti impicci troppo nelle cose degli altri; pénsa par te ke te fas mèo pensa per te, che fai meglio.

 

Tèa  sf. (nome) ipoc. di Dorotea.

 

Tèa  sf. (nome) soprannome di famiglia.

 

teàtro sm. (pl. teàtre) teatro, scena, apparenza. Tu te fas sènpre teàtro tu fai sempre spettacolo; ka e l sòlito teàtro qui non si combina mai niente di serio; te ses n teàtro sei una persona al limite del ridicolo.

 

téča sf. (pl. téče) tegame, padella. Sfreà le téče pulire a fondo i tegami; èi mañòu na téča de lugànege ho mangiato un tegame di salcicce; dim. tečùta tegamino; accr. tečóna padellone; dispr. tečàta padella brutta.

 

tečàda sf. (pl. tečàde) porzione abbondante, tegame pieno di carne o altro. La màre a betù n fórno na tečàda de rósto mia madre ha messo in forno un grosso tegame pieno di carne da arrostire.

 

téga sf. (pl. tége) fagiolino verde più grosso della tegolina, ma anche baccello di pisello e di fagiolo, fig. percossa, botta. Nkuói èi mañòu polènta e tége oggi ho mangiato polenta e fagiolini conditi in insalata; le tége déi faśuói i baccelli dei fagioli; se no te stas bón te dào na téga se non stai buono ti picchio.

 

tegolìna sf. (pl. tegolìne) fagiolino verde appena nato. Èi konžòu dóe tegolìne nostrane, le e tànto mèo de kéle ke se kómpra ho condito fagiolini nostrani che sono sicuramente migliori di quelli sul mercato.

 

téi sm. (inv.) tiglio (bot. Tilia europaea). Kói fiór de l téi me fàžo n dekòto con i fiori del tiglio mi preparo una tisana.

 

téla sf. (pl. tele) tela. Lemma uguale all'italiano. Téla de lin, de kànego, de kotón, se sčòra tela di lino, canapa, cotone e juta. Téla de talarèn ragnatela.

 

téla sf. (solo sing.) notte in bianco, insonnia da malessere. Solo nella loc. Féi téla espressione che indica uno stato di inquietudine causato dalla febbre. L a fàto téla dùta la nuóte non ha dormito per tutta la notte causa il suo malessere. Probabilmente fèi téla vuol dire semplicemente star su a far la tela, passar una notte in bianco.

 

telegràma, talegràma sm. (pl. telegràme, talegràme) telegramma. Čapà n telegràma ricevere un telegramma; bàte o mandà n telegràma spedire un telegramma.

 

telèi sm. (inv.) telaio per tessere la tela. Dorà l telèi adoperare il telaio, tessere la tela (v. telèr).

 

telèr sm. (inv.) telaio, intelaiatura. Al telèr de la pòrta l'intelaiatura della porta.

 

telerìn sm. (inv.) telaio della finestra. Èi nkolorìu i telerìn ho dato il colore all'intelaiatura delle finestre.

 

telerìna  sf. (pl. telerìne) pellicola che si forma sul latte e sul brodo quando si raffreddano. Se te mañèe alòlo, no veñìa la telerìna sóra la menèstra se avessi mangiato subito, non si sarebbe formata la pellicola sulla minestra.

 

telerìna  sf. (pl. telerìne) reticolo che avvolge le interiora di maiali o altri animali. Al figà vién bon se l e fàto nte la telerìna il fegato risulta più buono se è cotto nel reticolo.

 

téma sf. (solo sing.) timore. Avé téma avere timore; èi téma de dùto ho paura di tutto; èi téma ke l sée malòu temo sia malato.

 

téme vb. trans. (témo; temèo; temésto, temù) temere, aver paura, per est. rispettare. No sta téme nùia non aver paura di nulla; èi temésto ke l morìse ho avuto paura che morisse; e ùn ke se fa téme è un tipo che si fa temere, che si fa rispettare.

 

temù agg. (pl. temùde, f. temùda) temuto, rispettato. No èi mài vìsto na fémena tànto temùda kóme tó màre non ho mai conosciuto una donna tanto temuta, tanto rispettata come tua madre.

 

téña  sf. (pl. téñe) tigna, eczema, alopecia, malattia dei capelli. Avé la téña avere la tigna, fig. essere debole a causa della fame.

 

téña  agg. (pl. téñe) avaro, spilorcio. Te ses na téña sei uno spilorcio.

 

tenàia sf. (pl. tenàe) tenaglia. Spòrdeme la tenàia porgimi, dammi la tenaglia.

 

tènde vb. intr. e intr. (tèndo; tendèo; tendésto, tendù) badare, pensare, tendere, caricare, cercare di avere, seguire, uccellare. Tènde n tin al tò laóro bada al tuo lavoro; tènde a seà bada a falciare, pensa a falciare; di a tènde andare a uccellare; l e du a tènde ìnte da l autìva è andato a caccia di uccelli di passo nel roccolo; tènde ko le visčàde, ko l arkéto, ko la réde cacciare uccelli con le panie, con la trappola di legno, con la rete; fèr da tènde trappola di ferro per cacciare gli uccelli (v. ròkolo, požaràko).

 

ténde vb. trans. (téndo; tendèo; tendésto) tingere, colorare. Ténde la karpéta tingere, colorare la sottana; ténde l armèr verniciare l'armadio.

 

ténenèn sm. (inv.) dindon, voce che imita il suono di una campanella. Usata nella filastrocca per banini: réğa bèla, so sorèla, òčo bèl so fardèl, kàmera de l fràte, ténenèn ke bàte e nel dirla si tocca primo l'orecchio, poi l'occhio, la bocca e infine il naso agitandolo come per farlo suonare.

 

teñì vb. trans. (téño; teñèo; teñésto, teñìu, teñù) tenere, contenere, trattenere, parteggiare. Teñì l pirón nte màn tenere la forchetta in mano; teñì a batìdo far da padrino al battesimo; teñì a kréśema far da padrino alla cresima; sto fiàsko tién dói lìtre questo fiasco ha una capienza di due litri; teñì màn tenere mano, favorire qualcuno; teñì par kalkedùn parteggiare per qualcuno; teñì dùro resistere; teñì da kónto risparmiare; teñì ìnte contenere; teñì de ìnte non far uscire; teñì ìnte de se tener dentro, non parlare, soffocare i sentimenti spiacevoli; teñì fòra trattenere; teñì dó tener giù, defalcare; teñì su le màn tenere le mani giunte; teñì su na tóśa illudere una ragazza promettendo di sposarla; teñì la lénga a pósto tenere la lingua a posto, misurare le parole; teñì la màn sóte l kù lavorare con una mano sola; ke l Siñór te téñe la màn su la tèsta che Dio ti protegga; sta onbrèla no tién pì questo ombrello non è più impermeabile, è tutto rovinato; ste čàuže no tién pì l pónto queste calze non tengono più il rammendo, sono completamente ragnate; sti skarpéte tién nkóra queste pantofole sono ancora robuste; la vàča a teñìu la mucca è rimasta ingravidata; teñìse n bón vantarsi, essere orgoglioso; teñì tèržo parteggiare per qualcuno, spalleggiare; teñì dùte a ùna collaborare, esser solidali; teñìse apède kol laóro procedere di pari passo col lavoro; teñìse apède kói kónte pagare i debiti man mano che si fanno; teñìse n bòne kon kalkedùn mantenersi amico qualcuno che può essere di aiuto; teñì fèfo ribattere sfacciatamente.

 

teñós agg. (pl. teñóśe, f. teñóśa) taccagno, avaro. Parkè sésto kosì teñós? perché sei così taccagno?

 

tènpera sf. (pl. tènpere) tempera, ingrediente adoperato per fare la ricotta. Si ottiene con lo skòlo de mul che viene fatto inacidire con un po' di sale inglese, oppure da acqua inacidita con aceto e sale inglese (v. làte).

 

tenperaménto sm. (pl. tenperaménte) temperamento, indole, carattere. Tó fardèl a sènpre vu n brùto tenperaménto tuo fratello ha sempre avuto un brutto carattere; l e n òn de tenperaménto è un uomo di carattere.

 

Tènpia, La sf. (top.) Località all'inizio della Val Lonğiarìn, sulla sinistra risalendo la valle. È il punto dove è situata la vasca di raccolta di alcune sorgenti d'acqua dalla quale diparte l'acquedotto che fino agli anni '60 forniva acqua potabile all'intero paese. È tuttora in funzione pur con ridotta potenzialità rispetto alle esigenze attuali del paese che viene quasi interamente servito dall'acquedotto di Faé.

 

tènpo sm. (pl. tènpe) tempo, temperatura, età. Bèl tènpo bel tempo; brùto tènpo tempo brutto; e tènpo da néve, da pióva il tempo minaccia neve, pioggia; al tènpo pàra fòra il tempo tende al bello; al tènpo mateéa il tempo fa il pazzerello; veñì par tènpo venire in anticipo; èse del tènpo essere coetanei; tó pàre e del mè tènpo tuo padre è mio coetaneo; al tènpo fa i òmin il tempo matura gli uomini; e pasòu i tènpe de la nòna sono passati i tempi lontani della nonna, bisogna aggiornarsi; al tènpo se čaréa promette brutto, sta per piovere; avé bón tènpo avere voglia di scherzare; tu te as sènpre bón tènpo tu hai sempre voglia di scherzare; sientì l tènpo sentire l'influsso delle variazioni meteorologiche sia con un comportamento nervoso, che con dolori reumatici e alle giunture; prov. al tènpo e ài sióre i komànda luóre nessuno può imporre la propria volontà al tempo e al ricco; prov. val pì na paròla a tènpo ke žènto fòra tènpo vale più una parola detta a tempo, che cento dette fuori tempo; prov. al tènpo e a le fémene no se komànda sia i fenomeni atmosferici che l'indole delle donne non ammettono padroni; a di de si e sènpre tènpo, a di de no nkóra de pi prima di impegnarsi per qualcosa è necessario fermarsi a riflettere; disp. tenpàto tempaccio.

 

tènpora, tènpore sf. (solo pl.) inizio di stagione. Le kuàtro tènpore le quattro stagioni; il termine si riferisce al digiuno un tempo prescritto dalla Chiesa all'inizio di ogni stagione nelle giornate di mercoledì, venerdì e sabato. Ko skominžièa òñi tènpora, l nòno faśèa deiùn all'inizio di ogni stagione il nonno digiunava.

 

tenporàl sm. (pl. tenporài) temporale, grandinata, burrasca. Sta nuóte e veñù n tenporàl ke èra dùto n rin pa le stràde questa notte ha diluviato tanto che l'acqua scendeva per le strade a torrenti; e aria da tenporàl tira aria di temporale, il tempo minaccia burrasca.

 

tenporalàda sf. (pl. tenporalàde) rovescio di pioggia, acquazzone, grandinata. Àsto vìsto ke tenporalàda? hai visto che grandinata? (v. tanpestàda)

 

Tènpore, Le sf. (top.) Territorio misto di prato e bosco, a nord del paese, vicino a Le Spése. Il suo nome è poco noto in paese, o lo si identifica con Nàro, che viceversa è località poco sopra. Si ipotizza che anticamente la località fosse luogo di sosta e di preghiera durante le rogazioni all'inizio di ogni stagione, e che da questo fatto abbia preso il nome.

 

tenpòu agg. (pl. tenpàde, f. tenpàda) attempato, di età avanzata. Ki élo l pì tenpòu de veàutre? chi è il più attempato, il più vecchio fra voi?

 

tentà vb. trans. (tènto; tentèo; tentòu) tentare, provare; provocare, irritare. Èi tentòu de fèi àlgo, ma no son reusìu a fèi nùia ho tentato di fare qualcosa, ma non ho combinato nulla; te ses trìsto parkè l diàu te tènta sènpre sei cattivo perché il diavolo ti tenta sempre; te dào àlgo da fèi kosì l diàu no te tènta ti dò qualcosa da fare così i cattivi pensieri rimarranno lontani; no sta di a tentà l čàn se nò l te mòrde non irritare il cane perché va a finire che ti morde.

 

tentažión sf. (inv.) tentazione, seduzione, per est. voglia, capriccio. Tu te as dùte le tentažión a te vengono tutte le voglie possibili, tutti i capricci immaginabili; fig. te ses na tentažión sei una persona che fa perdere la pazienza; ne nòs ndùka n tentažión ... che non ci colga qualche tentazione ..., espressione tratta dalla forma latina del Pater Noster “... et ne nos inducas in tentationem”.

 

tentòu agg. (pl. tentàde, f. tentàda) tentato. Làte tentòu latte che sta inacidendo ha preso un sapore sgradevole.

 

tépa agg. (pl. tépe) briccone, poco di buono, delinquente. Il modo di dirlo determina il significato dell'aggettivo. Te ses na tépa sei un briccone (o a seconda) un poco di buono.

 

tèpido agg. (pl. tèpide, f. tèpida) tiepido, temperato. Làte tèpido latte stemperato; siénte ke tèpido senti che calduccio.

 

tèra sf. (pl. tère) terra, terreno, terracotta. Késta mò e tèra bòna questa si che è terra buona da coltivare; avón un sóra tèra abbiamo una persona da seppellire; da tèra a le patàte rincalzare le patate; béte sóte tèra mettere sotto terra, seppellire; te ses na kuàrta sóra tèra sei una spanna sopra la terra, sei ancora molto piccolo; fèi tèra da bokài essere sepolto e diventare terra nella terra.

 

teràlia sf. (pl. teràlie) terracotta, terraglia, stoviglie di terracotta. Konprà n tin de teràlia comperare qualche oggetto di terracotta.

 

terìna sf. (pl. terìne) terrina, zuppiera, contenuto di una zuppiera. Èi mañòu na terìna de tegolìne ho mangiato una terrina di fagiolini in insalata.

 

tèrmin  sm. (inv.) confine di proprietà. Son du n Valdarìn a kontrolà i tèrmin de Komùn sono andato in Valdarìn a controllare i confini comunali (v. konfìn).

 

Tèrmin  sm. (top.) Termine, frazione di Ospitale di Cadore. Ultimo abitato del Cadore scendendo la valle della Piave.

 

terminadór sm. (pl. terminadore) perito agrimensore, voce antica. Esperto che si occupava ufficialmente di determinare i confini delle proprietà. Due terminadóre venivano nominati ogni anno dalla Regola, come prescrivevano i Laudi (G. Fabbiani 2a edizione dicembre 1981, p.27, n.66), per dirimere le questioni di confini tra proprietari.

 

terón agg. (pl. terói, f. teróna, pl. teróne) terrone. Me suó a maridòu n terón mia sorella ha sposato un meridionale.

 

teržèra sf. (pl. teržère) trave di sostegno tra la kólmin e il prefìl. Ka okóre béte dóe teržère n pì parkè l kuèrto e gràn su questo tetto è necessario mettere due travi di sostegno in più perché la campata è lunga.

 

tèržo agg. pron. (pl. tèrže, f. tèrža) terzo. Késto e l tèržo čànpo ke sàpo nkuói questo è il terzo campo che zappo oggi; fèi la tèrža frequentare la terza classe; èi vu l tèržo de la sostànža ho ricevuto un terzo dell'eredità; fig. teñì tèržo tenere terzo, cioè essere complice.

 

tèse vb. trans. (tèso; tesèo; tesésto, tesù) tessere. Tèse la làna, l lìn, l kànego tessere la lana, il lino, la canapa; me rekòrdo nkóra de to nòna ke tesèa l kànego mi ricordo ancora tua nonna che tesseva la canapa.

 

tèsera sf. (pl. tèsere) tessera. Teñì tèsera è l'operazione con cui si indicano, con segni convenzionali, su di un apposito foglio i tronchi d'albero al momento delle misurazioni; l'addetto a svolgere questa operazione di registrazione deve essere quindi una persona accorta e onesta; è sufficiente la semplice omissione di un punto o di una lineetta per danneggiare il venditore o viceversa .

 

tèsta  sf. (pl. tèste) capo, testa. La tèsta del čavàl, de la vàča la testa del cavallo, la testa della mucca; béte la tèsta a pósto mettere la testa a posto; śbasà la tèsta abbassare la testa, umiliarsi; gratàse la tèsta grattarsi la testa, non sapere che pesci pigliare; fèi de só tèsta fare di testa propria, agire senza alcun consiglio; no béte mài la tèsta fòra de čàśa non uscire mai di casa; béte la tèsta a séño cominciare a mettere giudizio; di vìa ko la tèsta dimenticare qualcosa; èse na tèsta màta essere geniale, essere ingegnoso; tèsta kuàdra testa quadrata, testone; kè àsto pa la tèsta che cosa stai architettando; te ses sèrio, kè àsto pa la tèsta sei serio, cosa c'è che ti preoccupa; tèsta da bàte pàle zuccone, testone; se no te tàśe, te béto la tèsta ntrà le réğe se non taci, ti metto la testa fra le orecchie, per scherzo o, a seconda del caso, ti metto a posto io; prov. ki ke no a tèsta, a ğànbe chi si dimentica di prendere qualcosa, è costretto poi a tornare indietro (v. čòu).

 

tèsta  sf. (pl. tèste) unità di misura di terreno a bosco o anche a prato. Tale unità di misura corrisponde alla ventesima parte del kolenèl. Ió èi tré tèste su n Sparaviér io sono proprietario di tre ventesimi di un kolenèl in località Sparaviér (v. kolenèl).

 

testaménto sm. (pl. testaménte) testamento. Fèi testaménto fare testamento; fig. fèi testaménto morire; dài do pal testaménto picchiare sulla testa.

 

testimonià vb. trans. (testimoniéo; testimonièo; testimoniòu) testimoniare. Domàn l nòno va n Pretùra a Piéve a testimonià domani il nonno andrà in Pretura a Pieve per testimoniare.

 

testimònio sm. (pl. testimònie) testimone. Fèi da testimònio a le nòže fare da testimone di nozze; čamà par testimònio citare come testimone.

 

testón agg. (pl. testói, f. testóna, pl. testóne) testone, zuccone. To neódo e n tin testón tuo nipote è un po' zuccone, poco intelligente.

 

téta sf. (pl. téte) mammella, tentativo. Àsto vìsto ke téte? hai visto che seno?; késta e na bòna téta questa è una buona fonte di guadagno, di sostentamento.

 

tetà  vb. tr. (této; tetèo; tetòu) poppare, succhiare il latte. Al vedèl a bèlo skominžiòu a tetà il vitello ha già cominciato a succhiare il latte; fig. čatà da tetà trovare qualcuno da sfruttare; prov. ki ke e bón (o l añèl bón), téta da dóe màre chi è buono trae profitto da più parti (v. čučà, tetonà).

 

tetà  vb. tr. (této; tetèo; tetòu) tentare, cercar di fare. L téta de fèi àlgo tenta, ha voglia di far qualcosa.

 

tétačàure sm. (inv.) succiacapre (zool. Caprimulgus europaeus). Uccello migratore, insettivoro, vive nei boschi, esce al tramonto a caccia di insetti. Dadasiéra d istàde vién fòra i tétačàure nelle sere d'estate si possono vedere i succiacapre.

 

tetaròla sf. (pl. tetaròle) poppatoio, biberon. Čučà la tetaròla poppare il latte dal biberon.

 

Tetìn sm. (nome) ipoc. di Giobatta.

 

Tèto sm. (nome) soprannome di famiglia.

 

tetonà vb. intr. (tetonéo; tetonèo; tetonòu) poppare, succhiare il latte, allattare. Añó vàsto? vàdo a tetonà dove vai? vado in stalla a far poppare il vitello; fig. kél la tetonéa sènpre quello sfrutta qualsiasi occasione (v. tetà).

 

Tetùta, Titùta sf. (nome) soprannome di famiglia.

 

ti pron. te. Questo pronome si usa solo preceduto dalle prep. a, da. Késte e ròbe ke no e mài sužiedéste a ti, ma sólo a mi queste sono cose che non sono mai successe a te, ma solo a me; da ti no me la sararàe mài spietàda da te non me la sarei mai aspettata (v. tabella pronomi).

 

tià tià onom. suono che vorrebbe imitare il verso delle galline. È il richiamo rivolto alle galline perché rientrino nel pollaio a mangiare; tià, tià, pìte tià su galline, venite a mangiare (v. pìo, pìo).

 

tibidói agg. (inv.) stupido, sciocco, uomo di poco nerbo. (v. tibililèlo).

 

tibililèlo, tibililo agg. (pl. tibililèli, f. tibililèla, pl. tibililèle) sciocco, di poco nerbo, che fa gesti inconsulti (v. tobililèlo).

 

tibùržio agg. (pl. tibùržie, f. tibùržia) stupido, sciocco, nullità. Te ses pròpio n tibùržio sei davvero uno sciocco, sei una nullità.

 

tikéta sf. (pl. tikéte) etichetta. Ğavà la tikéta da la bòža togliere l'etichetta dalla bottiglia.

 

tìmo onom. parola in rima senza particolare significato. Usata solo nella loc. no avé nè tìmo nè tamo essere uno scriteriato.

 

tìn avv. poco. Dàme n tìn de pan dammi un po' di pane; ka okóre laurà n tìn de pì qui bisogna lavorare un po' di più; spiéta n tìn aspetta un po'; n tìn sù, n tìn dó un po' su, un po' giù, pressappoco; n bèl tìn un bel po'; n bón tìn molto, parecchio; da kél tìn ke sèi... da quel poco che so..., per quanto ne so...; l a avù fìnke se vó, e pò nkóra n tìn ha sofferto oltre ogni limite di sopportazione; avé n tìn de kéla ke se dis avere un po' di buon senso, di educazione, di cortesia; de là de n tìn poco dopo; òñi kàlke tìn ogni qual tratto, ogni tanto; ka de n tìn fra poco.

 

Tìna sf. (nome) ipoc. di Valentina.

 

tininìn, n tininìn avv. un pochino. Dàme n tininìn de pan dammi un pochino di pane; spiéta n tininìn aspetta un pochino; n tininìn de formài un pochino di formaggio (v. sčantenìn).

 

tìnke tónke onom. parole che rieccheggiano il ciabattare. Coppia di parole che appaiono in alcune locuzioni: l kamìna a tìnke tónke ha un modo strano di camminare, una andatura ondeggiante, poco sicura; l laóra a tìnke tónke lavora con pressapochismo; la ròba ke vién a tìnke tónke la va a nìnke nónke tutto ciò che si ottiene senza fatica, non viene goduto e se ne va nel nulla.

 

tiò onom. verso usato per dire gli animali: to', toh, prendi, ecco. Tiò nkóra n tin de pan ecco, prendi ancora un po' di pane; questa esclamazione viene adoperata per radunare gli animali a mangiare (v. tià).

 

tìpo sm. (pl. tìpe) tipo, mappa. Va là ke te ses n bèl tìpo va là che sei un bel tipo, un tipo originale; ka, par meśurà fòra okóre l tìpo qui, per prendere le misure giuste del terreno, c'è bisogno della mappa.

 

tirà vb. trans. (tìro; tirèo; tiròu) tirare, gettare, riscuotere, spillare. Tirà l funàžo tirare la fune; tirà père lanciare sassi; tirà skèi, tirà ìnte skèi incassare, riscuotere denaro; tirà vin spillare vino; tirà su le bràge indossare i pantaloni; tirà su la faméa allevare la famiglia; tirà su un fìnke l sčòpa provocare qualcuno finché si arrabbia; tirà su pónte rammendare; tirà su na čòka santìsima fare una sbornia solenne; tirà su pal nas non pulirsi il naso; tirà dó tirare giù, abbassare, scontare; tirà dó la vàča fare il disegno della mucca; tirà dó de dùte dir male di tutti; tirà dó na biastéma dire una bestemmia, bestemmiare; tirà ìnte tirare dentro; tirà ìnte la biankarìa ritirare la biancheria stesa ad asciugare; tirà fòra tirare fuori; tirà fòra la čaméśa bèla prendere dal cassettone la camicia delle feste; tirà fòra kél ke piàśe scegliere quello che piace; tirà fòra la vàča, l poržèl essere costretti a uccidere per qualche malannno, la mucca, il maiale; tirà fòra skèi spendere oppure spillare soldi a qualcuno; tirà navànte a la bòna tirare avanti alla buona, vivere con semplicità; tirà ndavòi tirare indietro, ostacolare; tirà davòi imitare, assomigliare; i èi tiròu davòi na pèra gli ho lanciato dietro un sasso; ió tìro davòi l pàre io di carattere assomiglio a mio padre; tirà la karéta stentare; tirà l fiòu riposare un po'; tirà žiménto provocare; tirà i ùltime agonizzare; tirà le réğe tirare le orecchie, rimproverare, origliare; tirà i òče sbarrare gli occhi; tirà dó la vèlma far scendere lungo il prato un carico di fieno o di legna; tirà la pèra nte l andèi insinuare qualcosa per provocare la reazione di qualcuno; tirà la pèra e skònde l bràžo colpire e nascondersi; tirà via togliere, fare le cose in fretta; e su e dó e ìnte e fòra e tìra e pàra no veñìa pì la fin lungaggine nel discorrere o nell'iniziare e finire i lavori; tirà da la pàrte del čònko stare sempre dalla parte del più forte; tirà l kù ndavòi tirare indietro, evitare di farsi coinvolgere, frenare o bloccare le iniziative; tiròu kóme na kànbra pulito, rassettato come una camera, detto di chi esce di casa impomatato, elegantissimo.

 

tirabàči sm. (inv.) ciocca di capelli a forma di ricciolo rivoltato che cade sulla fronte o a mezzocerchio sulle gote. La se a fàto dói tirabàči par čatàse l morós si è fatta alcuni riccioli per attirare l'attenzione e trovarsi il fidazato.

 

tirabrónže sm. (inv.) pinza di ferro utilizzata per estrarre le braci dal fuoco (v. moléta).

 

tiračà vb. intr. (tiračéo; tiračèo; tiračòu) vivacchiare, tirare avanti alla meno peggio. Tó fardèl a sènpre tiračòu nte la só vìta tuo fratello per tutta la vita ha sempre fatto fatica a tirare avanti.

 

tiràda sf. (pl. tiràde) tirata, fumata, singola boccata di sigaretta. Fèise na tiràda farsi una fumatina; dàme na tiràda lasciami fare una tirata, lasciami fumare un po' della tua sigaretta; fig. èi fàto dùta na tiràda non ho mai smesso di lavorare, ho fatto tutto un sonno, ho fatto tutto il tragitto senza mai fermarmi.

 

tiradór sm. (inv.) tirante che unisce il collare del cavallo al bilancino. Il tiradór permette al cavallo di tirare il carro. Takà i tiradór attaccare al bilancino i tiranti.

 

tiràka sf. (pl. tiràke) bretella. Èi konpròu n pèi de tiràke ho comperato un paio di bretelle.

 

tiràn agg. (pl. tiràne, f. tiràna) tiranno. Só màre e stàda na tiràna sua madre è stata un'autocrate, una tiranna.

 

tiràse vb. rifl. (me tìro; tirèo; tiròu) tirare, tirar su, tirar via, sforzarsi. Tiràse su rinforzarsi, indossare; tiràse ìnte ripararsi; tiràse fòra liberarsi da qualcosa; tiràse davòi trascinarsi dietro; tiràse dó le bràge abbassare i pantaloni; tiràse vìa allontanarsi; tiràse da na pàrte tirarsi da parte; tiràse ndavòi ritirarsi, rinunciare.

 

tìro sm. (pl. tìre) tiro, scherzo. Késto tìro no me lo spietèo da ti questa mascalzonata non me l'aspettavo da te; se te me vién a tìro te rónpo la mažùia se mi vieni vicino, ti spacco la testa; kapità (ruà) a tìro capitare al momento opportuno, trovarsi sotto le grinfie.

 

tirón sm. (pl. tirói) strattone. Ko n tirón èi śbreòu fòra dùto con uno strattone ho rotto tutto.

 

tiròu agg. (pl. tiràde, f. tiràda) avaro, spilorcio, teso, arrabbiato. Parkè sésto kosì tiròu? perché sei così spilorcio?; l e tiròu azzimato; tiròu dó pallido, macilento; tiròu a čènto vestito di tutto punto, elegante.

 

tiśi sf. (solo sing.) tubercolosi. L e mòrto de tiśi è morto di tubercolosi.

 

tìśiko agg. (pl. tìśike, f. tìśika) tisico, tubercolotico. Késta e na čàśa de tìśike in questa casa ci sono malati di tubercolosi (v. ètego).

 

Tìta sm. (nome) ipoc. di Giovanni Battista.

 

Titón sm. (nome) soprannome di famiglia.

 

 agg. poss. (inv.) tuo. Tó pàre tuo padre; tó màre tua madre; i tó fiói i tuoi figli; le tó fìe le tue figlie.

 

 pron. poss. (pl. tuói, pl. tóa, pl. tóe) tuo. Al mè e l tò il mio e il tuo; la méa e la tóa la mia e la tua; i miéi e i tuói i miei e i tuoi; le mée e le tóe le mie e le tue (v. mè, sò, tabella pronomi).

 

toàia sf. (pl. toàe) tovaglia. E óra de ślargà toàia è ora di preparare il pranzo (v. tovàia).

 

tòberle agg. (inv.) stupido, sempliciotto. Èse n puóro tòberle essere un povero imbecille (v. tibililèlo).

 

tobililèlo, tobililò agg. (pl. tobililèle, f. tobililèla) stupidino, sciocco. Te ses pròpio n tobililèlo sei davvero uno stupidino. (v. tibililèlo)

 

točà  vb. trans. (tóčo; točèo; točòu) toccare, offendere. No sta točà nùia non toccare nulla; vàrdo de no točà i só fiói mi sforzo di non picchiare i suoi figli; ió no èi mài točòu nisùn io non ho mai offeso, picchiato nessuno; točà ìnte intingere, inzuppare; a marènda me piàśe točà n tin de pan nte l kafè per merenda mi piace inzuppare un po' di pane nel caffè; točà su sóte raggiungere con la testa o con le mani il soffitto; l armerón tóča su sóte l'armadio è tanto alto da raggiungere il soffitto; kel tos l e tànto gràn ke l tóča bèlo su sóte quel giovane è talmente alto che tocca ormai il soffitto.

 

točà  vb. imp. (tóčo; točèo; točòu) toccare, spettare, dovere, capitare. Me tóča partì sono costretto a partire, devo partire; a mi me a točòu la čàśa a me è toccata in sorte la casa, ho ereditato la casa; késta òta me tóča a mì mañà le króste de la polènta stavolta tocca a me mangiare le croste della polenta; le croste della polenta e dei pestariéi si mangiavano a turno; oiùto, Mariàna, kè ke ne a točòu ahimé, Marianna, che disgrazia ci è capitata.

 

tòčo sm. (pl. tòče) spezzatino di carne di vitello, fig. brodaglia, intingolo. Nkuói èi mañòu polènta e tòčo oggi ho mangiato polenta e spezzatino; tòčo òrbo spezzatino senza carne, intingolo preparato con la polenta ancora morbida, a cui vanno aggiunti piccoli pezzi di salame e conserva di pomodoro; kè élo sto tòčo? che cos'è questa brodaglia?; màre te me as fàto n menestrón kóme n tòčo mamma mi hai fatto un minestrone eccellente, denso e saporito.

 

todeskà vb. intr. (todeskéo; todeskèo; todeskòu) parlare in modo incomprensibile. Se te vós ke te kapìse, no sta todeskà se vuoi che ti capisca, non parlare in modo incomprensibile.

 

todésko agg. (pl. todéske, f. todéska) tedesco, chi parla in modo incomprensibile, chi fa finta di non capire. L an dé i todéske l'anno dei tedeschi, cioè l'anno in cui i tedeschi con la rotta di Caporetto arrivarono ad invadere il Cadore facendo razzia degli animali che trovavano nelle stalle. Fu ricordato per molto tempo come l'anno della fame; vién ben al todésko ammonimento usato dagli anziani verso i più giovani, per evitare gli sprechi, ricordando appunto la carestia dovuta all'occupazione tedesca del 1917 - 18; te ses pròpio n todésko sei uno che non si fa capire oppure sei uno che fa finta di non capire; di ìnte pa l todésko andare in Austria o in Germania, o in generale espatriare.

 

tófo sm. (pl. tófe) tufo. Al nòstro kanpanì e stòu fàto dùto de tófo il nostro campanile è stato costruito con massi di tufo. A Lozzo il tufo si prelevava in una cava nella parte alta del paese sulla strada che dalla casa Zanetti porta all'area di archeologia industriale della “Roggia dei Mulini”.

 

tòič sm. (inv.) tedesco, austriaco. Suona come l'aggettivo tedesco “deutsch”; sti tòič e sènpre konpài questi tedeschi sono tutti uguali, con lo stesso carattere.

 

Tòio sm. (nome) ipoc. di Vittorio.

 

tóko sm. (inv.) nella loc. tirà a tóko tirare a sorte; féi tóko o dugà a tóko fare il gioco della penitenza.

 

tòko  sm. (pl. tòke) pezzo. Dàme n tòko de pan dammi un pezzo di pane; fèi a tòke fare a pezzi; vàrda ke tòko de tóśa guarda che ragazzona; di n tòke andare in pezzi, frantumarsi; dim. tokéto pezzetto.

 

tòko  avv. molto. N tòko de fémena una donna molto bella e prosperosa; èi mañòu n tòko ho mangiato molto; èi mañòu n tòko pì de te ho mangiato molto più di te; èi bevù n tòko de àga ho bevuto molta acqua; e veñésto n tòko de tośàte sono arrivati molti ragazzi.

 

tokón sm. (pl. tokói) pezzo molto grande. I èi dòu n tokón de polènta gli ho dato un pezzo enorme di polenta; l e n tokón de tośàto è un ragazzo ben messo, molto robusto per la sua età (v. bokón).

 

tòla sf. (pl. tòle) tavolo. La tòla de čàśa il tavolo di cucina; prov. la tòla no a čaśùre a tavola non bisogna avere troppi riguardi, gli spazi non sono delimitati.

 

tòle, tòlese vb. trans. e rifl. (me tòlo; tolèo; tolésto) togliere, prendere, levare, prendersi, portare con sè. Tòle la medeśìna prendere la medicina; tòle ko le bòne trattare con le buone; tòle ùn pa l só vès prendere uno per il verso giusto; tòle de mìra prendere di mira; tòle sul sèrio prendere sul serio; tòle dó i vestìs prendere i vestiti dall'attaccapanni; tòle pa l nas burlarsi di qualcuno; no sta tòleme par n àutro con me non si scherza; tòle su raccogliere, portarsi dietro; tòle su l fién raccogliere il fieno; tòle su le patàte, i faśuói raccogliere le patate, i fagioli; tòle su la fàu prendere, portare con sè la falce per andare a lavorare; tòlese sposarsi; tòle n kàžo pa na rìga de čàśe fraintendere in modo grossolano; tòle fòra la vàča, l poržèl ammazzare una mucca, un maiale a causa di qualche infortunio o malattia; tòle fòra i faśuói e spàneli togliere i fagioli dalla pentola e triturarli, fare il passato; kuàn ke no é, no se pó tòle quando qualcuno è stupido, non si può pretendere che ragioni; tòle l òta prendere la curva, fig. superare la crisi di una malattia; tòlese davòi l disnà portare con sè il desinare; tòlese vìa distrarsi, assentarsi per breve tempo; tòlese fòra esimersi; tòle nte čàśa prendere qualcuno in casa; tòlese su riprendersi, rimettersi in salute; tòle dó da le spéśe uccidere; tòle par màn prendere per la mano, consigliare bene qualcuno; tòle de mèdo andare di mezzo.

 

tolón sm. (pl. tolói) tavola di grosso spessore. Ka no bàsta na bréa, okóre n tolón qui non è sufficiente una tavola normale, ne serve una molto grossa.

 

tólpo sm. (pl. tólpe) paracarro, palo di confine. È anche il palo a cui si legano con le tòrte le stangàde per costruire la čaśùra, fig. qualsiasi tipo di ostacolo. L e du a śbàte kòntro n tólpo è andato a sbattere contro un paracarro; òñi tànto, nte la vìta, se čàta kàlke tólpo a volte nella vita, si incontra qualche ostacolo; fig. àsto petòu ìnte pa n tólpo detto con ironia a un ritardatario, hai sbattuto contro un paracarro.

 

tomà vb. intr. (tómo; tomèo; tomòu) cascare, cadere. Vàrda de no tomà cerca di non cadere; tomà dó bas cadere a terra; tomà nte l àga cadere nell'acqua; tomà dó pa le sàle cadere dalle scale.

 

Tomàs  sm. (nome) Tommaso.

 

Tomàs  sm. (top.) Tomàs o Val de Tomàs, località ad ovest del paese, verso Domegge, dirimpetto alla zona industriala di Sant'Anna, sopra Žeràia.

 

tomèra sf. (pl. tomère) tomaia. La tomèra e róta: e mèo ke te bìče vìa ste skàrpe la tomaia è rotta, è meglio che tu butti via queste scarpe; èse do de tomèra sentirsi debole nel fisico, sentirsi depresso; e n bon tin ke son dó de tomèra è ormai da parecchio tempo che mi sento abbacchiato, sia fisicamente che moralmente.

 

tón  sm. (pl. tói) tuono. Àsto sientù l tón? hai sentito il tuono?; fig. te ses pròpio n tón sei davvero uno scemo.

 

tón  sm. (inv.) tonno (zool. Thunnus thynnus). Mañà polènta e tón mangiare polenta e tonno; il tonno sott'olio veniva tenuto in grossi vasi e venduto al minuto in drogheria.

 

tonà vb. imp. (tonéa; tonèa; tonòu) tuonare. De sòlito ko fenìse de tonà, skomìnžia a pióve di solito, quando finisce di tuonare, comincia a piovere; al tonéa n Val Kulèra qui si scoreggia; prov. se l tonéa a matìna béte su la kalderìna, se l tonéa a siéra béte su la kaliéra se tuona di mattina, prepara il paiolo piccolo, se tuona di sera, prepara quello grande; secondo la tradizione comune, se il primo tuono dell'anno viene da est (a matìna) promette un'annata magra, mentre se viene da ovest (a siéra) ne promette una ricca.

 

Tòna  sf. (nome) ipoc. di Antonia.

 

Tòna  sf. (nome) soprannome di famiglia.

 

tonàda sf. (pl. tonàde) tuono, botta. Àsto sentìu ke tonàde stanuóte hai sentito che razza di tuoni questa notte; èi čapòu na tonàda ho preso molte botte (v. tón).

 

tonbànte sm. (solo sing.) partita di legname di diverse misure. Kol tonbànte se tìra póčo se si vende legname irregolare si guadagna poco .

 

tonbìn  sm. (inv.) chiavica, tombino. La porkarìa a ngorğòu l tonbìn i rifiuti hanno otturato la chiavica (v. gèbo).

 

Tonbìn  sm. (top.) Località sopra il paese, vicino alla Manadóira.

 

tónbola sf. (pl. tónbole) tombola, caduta, capriola. Dugà a la tónbola giocare a tombola; fèi na tónbola fare una capriola; di a tónbole precipitare rotolando, cadere da un pendio; fig. al làte a fàto la tónbola il latte è andato a male, si è inacidito.

 

tonbolón sm. (pl. tonbolói) capitombolo, capriola. Èi fàto n tonbolón ho fatto un capitombolo.

 

tónde, tondì vb. trans. (tondéo, tondìso; tondèo, tondìo; tondésto, tondù, tondìu) tosare. E óra de tónde la féda è ora di tosare la pecora.

 

tondìn sm. (inv.) tondello. Piccolo pezzo di legno ricavato dalla cima dei tronchi di abete o di schiantame non sfruttato altrimenti, dato in vendita spesso alle cartiere. Èi fàto skuàśi dói mètre de tondìn ho preparato quasi due metri steri di tondelli; di a tondìn andare nel bosco ad abbattere piante poco grosse e magari secche per ricavarne tondelli da vendere. Sono attività dell'immediato dopoguerra, quando in molti, per sopravvivere, hanno sfruttando le risorse dei boschi per fare i tondìn che allora venivano ben pagati, essendo forte la richiesta di legno dalle cartiere .

 

tóndo agg. (pl. tónde, f. tónda) rotondo, fig. stupido. La péa e tónda la palla è rotonda; te ses pròpio tóndo sei proprio stupido; te ses tóndo kóme l ò de Ğòto sei veramente stupido; di n tóndo andare in cerchio.

 

Tóndo, palù sm. (top.) Palù Tóndo. Località a nord di Lozzo nella Val de Čanpeviéi.

 

tònega sf. (pl. tònege) tonaca, saio per frati, fig. palandrana, vestito ridicolo. Añó vàsto kon kéla tònega? dove vai con quel vestito ridicolo, con quella palandrana?

 

tonfà vb. trans. (tónfo; tonfèo; tonfòu) picchiare, bastonare. Òñi siéra la màre me tónfa la mamma mi picchia tutte le sere; pi te lo tónfe e mànko l kapìse più lo picchi e meno capisce.

 

tónfo sm. (pl. tónfe) tonfo, rumore cupo e profondo, ceffone, fig. grossa fetta. Àsto sientìu ke tónfo? hai sentito che boato?; ko n pèi de tónfe l èi fàto tàśe con un paio di ceffoni l'ho fatto tacere; èi mañòu n tónfo de polènta e formài ho mangiato una grossa fetta di polenta e formaggio.

 

tòni  agg. (inv.) imbecille, tonto. Te ses pròpio n tòni sei davvero un povero tonto.

 

tòni  sm. (inv.) tuta da lavoro. Tìrete su l tòni se no te vós sporkàte indossa la tuta da lavoro se non ti vuoi sporcare.

 

Tòni3, Tonìn, Tòño sm. (nome) ipoc. di Antonio.

 

Tònia, Tonìna, Tòña sf. (nome) ipoc. di Antonia. Dim. Ntoniéta Antonietta.

 

tòra sf. (pl. tòre) giovenca, manza, mucca giovane. A Mónte stan e n bon póče de tòre sul pascolo di montagna quest'anno ci sono diverse manze (v. mànda).

 

tórbedo agg. (pl. tórbede, f. tórbeda) torbido, sporco. Àga tórbeda acqua torbida.

 

tòrčo agg. (pl. tòrče) torchio. Te béto sóte tòrčo ti faccio stare al mio comando, ti faccio lavorare io, ti spremo finché racconti tutto.

 

tordìna sf. (pl. tordìne) allodola (zool. Alauda arvensis). Passeraceo che nidifica sul terreno e che sale volando quasi perpendicolarmente, ha un canto armonioso come un usignolo; è per questo che per alcuni tipi di allodole viene usato l'appellativo di calandra (= dal bel canto). Èi čatòu na kóa de tordìne ho trovato un nido di allodole; čantà kóme na tordìna cantare come un'allodola, cantare con voce argentina, ben intonata.

 

tórdo sm. (pl. tórde) tordo comune (zool. Turdus musius), fig. sciocco, grullo. Mài vìsto n tórdo kóme te non ho mai visto uno sciocco come te.

 

tórdo čak sm. (pl. tórde čak) cesena (zool. Turdus pilaris). A Lozzo vien detto vìśiga, mentre nei paesi circostanti è detto tórde čak. I vuóve de tórdo čak e torkìne le uova di tordo hanno il guscio bianco punteggiato di azzurro (v. viśiga).

 

tórdo čit sm. (pl. tórde čit) tordo bottaccio (zool. Tordua philomelus). Di colore bruno olivastro sopra, bianco gialliccio con macchie brune sotto, canta in modo meraviglioso.

 

tórdo žeśelìn sm. (pl. tórde žeśelìn) tordo sassello (zool. Tordus musicus). Il più piccolo fra i tordi.

 

Torèl sm. (nome) soprannome di famiglia. Ben noto è Žuco Torèl, immortalato in una foto d'epoca (nella raccolta fotografica della biblioteca) come abile artigiano mentre costruisce gerle.

 

torkìn agg. (pl. torkìne, f. torkìna) azzurro, turchino. Da bonóra l žiél e torkìn all'alba il cielo è azzurro; èi na čaméśa torkìna ho una camicia azzurra; ió èi i òče mòre e mé fardèl li a torkìne io ho gli occhi neri e mio fratello li ha azzurri.

 

torkiñòla sf. (pl. torkiñòle) cinciarella (zool. Parus coeruleus). Si differenzia dalle altre cinciarelle per il colore azzurrino del piumaggio.

 

tormentà sf. (pl. tormentéo; tormentèo; tormentòu) tormentare, maltrattare. Àsto fenìu de tormentàme? hai finito di molestarmi?

 

torménto sm. (pl. torménte) tormento, pena, fig. fastidioso. Èi proòu i torménte de l infèrno ho patito le pene dell'inferno; tó suó e pròpio n torménto tua sorella è davvero fastidiosa.

 

tornà vb. intr. (tórno; tornèo; tornòu) tornare, ritornare. Tornà a čàśa tornare a casa; tornà ndavòi tornare indietro; tornà n ménte tornare in mente, ricordare; tornà su risalire; me e tornòu su dùto ho vomitato tutto; tórna a kónto convenienza; no me tórna a kónto de partì non mi conviene partire; il verbo tornà indica spesso un riprendere, ripetere: tornà a rìde ridere di nuovo; tornà a skrìve scrivere di nuovo, riscrivere; tornà a di dire di nuovo, ripetere.

 

tornì vb. trans. (tornìso; tornìo; tornìu) tornire, lavorare col tornio. Tornì l pè de la tòla tornire la gamba del tavolo.

 

tornikè  sm. (inv.) tornante, curva a gomito della strada. Termine che deriva dal francese “tourniquet”. Sta stràda e piéna de tornikè questa strada è piena di tornanti; dón fin su dal tornikè andiamo su al tornante delle Spése, vicino alle Spése c'è un tornante spazioso.

 

Tornikè  sm. (top.) Torniché, curva a gomito lungo la strada del Genio che da Lozzo sale a Kòl Vidàl. Lungo la strada, vicino alle Spése, c'è un tornante ampio che è diventato un punto di riferimento: dón fin su dal tornikè andiamo su al tornante delle Spése; qualcosa di analogo succede in tutti i paesi, in Ampezzo ad esempio l tornikè è quello dietro Botestagno.

 

tórno avv. attorno. Mànda vìa kéla dènte de tórno caccia via quella gente d'attorno (v. dintórno, ntórno).

 

tòro sm. (pl. tòre) toro, fig. maschio, uomo molto robusto. N óta èra sólo póče ke teñèa i tòre un tempo solo pochi proprietari possedevano tori; dim. torèl torello.

 

tóro sm. (solo sing.) luogo imprecisato. Non con riferimento al toro, che d'altronde si dice tòro e non tóro, compare solo nella loc. ma va n tóro va via, va lontano; il dove è imprecisato, si potrebbe pensare alla Val di Tóro, ma è in comune di Domegge, e la gente di Lozzo non avrebbe alcun motivo di far riferimento ad essa.

 

torokà vb. intr. (torokéo; torokèo; torokòu) blaterare. Èi sentìu kel vèčo ke torokèa, kon ki la avèelo? ho sentito il vecchio blaterare, con chi se l'era presa? (v. batolà).

 

tórta sf. (pl. tórte) torta. A la nòže de me suó èra ànke la tórta al pranzo nuziale di mia sorella hanno servito anche la torta; fèi dùto na tórta (na péta) fare di tutto una torta, fare una gran confusione di ogni cosa.

tòrta sf. (pl. tòrte) legatura fatta con rami di viburno o di nocciolo ritorti. Le tòrte più grandi si chiamano sàče; parečà le tòrte par leà le fasìne preparare le legature di rami ritorti per legare le fascine .

 

tòrže vb. trans. (tòržo; toržèo; toržésto, toržù) torcere, fig. mangiare, masticare. No la me a toržésto ñànke n čavél non mi ha torto neppure un capello, non mi ha fatto proprio niente di male; tu te ses bón sólo de tòrže tu sei solo capace di mangiare, di scroccare (v. stòrže).

 

tòržo sm. (pl. tòrže) torcia, cero. Il tòržo è completamente di legno, solo la parte terminale è di cera e viene sorretto dai ragazzi durante i funerali o in processione. Dì a portà i tòrže andare ad un funerale o ad una processione a portare il cero. Ai funerali, per ciascun cero veniva corrisposta un'offerta al parroco, il numero dei tòrže che accompagnavano il feretro era indicativo quindi della condizione economica del defunto. Anche ai portatori dei ceri e al sagrestano veniva corrisposto un compenso, perciò ad ogni funerale era un accorrere di ragazzi per accaparrarsi il cero, e non senza litigi.

 

toržolà vb. intr. (toržoléo; toržolèo; toržolòu) vagabondare, andare a zonzo senza combinare niente di buono. Ki tośàte toržoléa dùto l dì quei ragazzi non fanno che vagabondare tutto il giorno (v. toržolonà).

 

toržolón avv. vagabondando. Dì de toržolón, èse de toržolón andare in giro senza fare niente, fare il fannullone, oziare; to fìól e sènpre de toržolón tuo figlio è sempre in giro, non fa mai niente di buono; no sta lasà ke i to fiói vàde n toržolón non permettere che i tuoi figli siano dei vagabondi.

 

toržolonà vb. intr. (toržolonéo; toržolonèo; toržolonòu) vagabondare, oziare. Èi toržolonòu dùta la dornàda ho girovagato tutto il giorno senza combinare nulla di buono.

 

tós sm. (inv.) ragazzo, giovane, fig. figlio maschio. Añó vàlo kél tós? dove va quel ragazzo?; al di de nkuói i tós dòra tànta prudènžia al giorno d'oggi i giovani sono più gentili ed educati; kuànte tós àsto? quanti figli hai?; dim. tośàto e tośatùto ragazzino; acc. tośatón ragazzone, ragazzo robusto; dispr. tośatàto ragazzaccio.

 

tóśa sf. (pl. tóśe) ragazza, giovanetta, per est. figlia. E nasù na tóśa è nata una bambina; èi dói tós e na tóśa ho due figli e una figlia; prov. e mèo na tóśa mal dùda, ke bén stàda per una ragazza è meglio sposarsi senza essere veramente felici piuttosto che rimanere zitella; prov. e mèo arlevà i tośàte kói dènte ke ko le dandìve è meglio crescere i figli quando si è giovani piuttosto che quando si è vecchi. Alterati: tośàta, tośatùta, tośatóna.

 

tóse  sf. (inv.) tosse. Èi la tóse ho la tosse; tóse baiàna pertosse; èi na tosàta ho una brutta tosse; dùte le tóse no e konpàñe ogni malato è diverso dall'altro malato, è importante quindi considerare il singolo ammalato, non solo la malattia.

 

tóse  vb. intr. (tóso; tosèo; tosésto) tossire. Kuàn ke tóso, me duó dapardùto quando tossisco mi fa male dappertutto.

 

tósego sm. (pl. tósege) veleno. Par me, l vin e tànto de tósego il vino per me è un vero veleno; l e tristo kóme l tósego è cattivo come il veleno.

 

toseós agg. (pl. toseóśe, f. toseóśa) irascibile, cattivo. Parkè sesto kosì toseós? perché sei così di cattivo umore? (v. ntoseàse).

 

tósko sm. (solo sing.) veleno, tossico. Sta medeśìna e amàra kóme l tósko questa medicina è amara come il veleno.

 

tòtane sm. (solo pl.). testicoli, volgarmente coglioni. Va fòra de i tòtane vattene via!; no sta rónpeme i tòtane non rompermi le scatole, non importunarmi.

 

tovàia, toàia sf. (pl. tovàe, toàe) tovaglia. La tovàia de la tòla la tovaglia grande che ricopre l'intero piano della tavola; la toàia de la polènta la tovaglietta per la polenta; questa tovaglia di solito di canapa, è molto piccola e si posa al centro della tavola sotto il tagliere della polenta; sull'angolo è appeso uno spago che serve per afffettarla.

 

tovaiól, toaiól sm. (pl. tovaiói, toaiói) tovagliolo, salvietta. Béte su l tovaiól a kél pùpo, se nò l se spotačéa dùto l vestì metti il tovagliolo a quel bambino, altrimenti si insudicia tutto il vestito.

 

tra, ntrà avv. prep. fra, tra, in mezzo. Tra de neàutre fra noialtri; ntrà i pežuós e i làris tra gli abeti e i larici; me èi čapòu ntrà mi sono fatto coinvolgere; ìnte pa ntrà in mezzo, framezzo; fòra pa ntrà attraverso; ntrà mèdo framezzo; prov. tra bauśìe e verità, se fa čàśe e ànke tabià barcamenandosi tra verità e falsità si combina tutto.

 

trabàkol sm. (pl. trabàkoi) persona piccola e minuta.

 

trabìkol sm. (pl. trabìkoi) trabiccolo, aggeggio. Aggeggio mal costruito, traballante o mal funzionante. No te as fàto na leñèra, ma n trabìkol non hai costruito una vera e propria legnaia, ma un trabiccolo.

 

trabokèl agg. (pl. trabokiéi, f. trabokèla, trabokèle) piccolo, nanerottolo. Detto dei bambini che sono troppo piccoli per l'età che hanno. Me par ke to neódo rèsta n trabokèl mi sembra che tuo nipote sia destinato a rimanere piccolo.

 

tràda sf. (pl. tràde) filo del calzolaio. Questo tipo di filo è fatto di canapa e veniva unto con la pece perché fosse più resistente e duraturo. Parkè ke la tràda dùre de pì, i la ondèa ko la pégola perché il filo del calzolaio fosse più duraturo veniva unto con la pece.

 

tradì vb. trans. (tradìso; tradìo; tradìu) tradire, usare frode in chi si fida, trattare male e ingiustamente. Parkè me àsto tradìu? perché mi hai frodato?; so pàre l a strusiòu dùta la vìta e i so fiói lo a tradìu il padre ha sfacchinato per tutta la vita mentre i figli sono venuti meno al loro dovere; tradì la so ràža tradire la propria razza, tralignare.

 

tràdo sm. (pl. tràde) gugliata, pezzo di filo qualunque. Tàeme fòra n tràdo tagliami un pezzo di filo.

 

trafagà vb. intr. e trans. (trafagéo; trafagèo; trafagòu) frugare, rovistare, lavoricchiare. Tó fiól trafagéa de kontìnuo ìnte pa le kasèle tuo figlio fruga continuamente nei cassetti; kuàn ke son a čàśa, èi sènpre àlgo da trafagà quando sono a casa, ho sempre qualcosa da sistemare, qualche piccolo lavoro da sbrigare.

 

trafagèla agg. (pl. trafagèle, f. trafagèla) trafficone, impiccione. No èi mài vìsto n trafagèla kóme tó mesiér non ho mai visto un impiccione come tuo suocero (v. trafagón).

 

trafagón agg. (pl. trafagói, f. trafagóna, pl. trafagóne) trafficante, impiccione, chi va a frugare nei cassetti altrui per curiosità (v. trafagèla).

 

trafegànte agg. (inv.) trafficante, impiccione. Te ses n trafegànte sei un trafficante, un maneggione o un intrallazzatore.

 

tràfego sm. (pl. tràfege) traffico, comportamento poco chiaro. Kè élo dùto sto tràfego? che cos'è tutto questo caos, questo andirivieni ?

 

traguardà vb. intr. (traguardéo; traguardèo; traguardòu) traguardare, usare lo strumento adatto per tracciare la linea di confine tra proprietà di terra. Na òta par véde se le brée èra piàne i le traguardèa una volta si traguardava per verificare se le assi erano piatte.

 

trakañà vb. intr. (trakañéo; trakañèo; trakañòu) gingillarsi, lavoricchiare. Èi trakañòu dùto l di ho lavoricchiato tutto il giorno senza combinare niente di utile (v. trafagà).

 

trakòla sf. (solo sing.) tracolla, cinghia per portare oggetti. Ió pòrto la śbòlda a trakòla io porto la cartella a tracolla.

 

tramaià vb. trans. (tramaéo; tramaèo; tramaiòu) spostare un oggetto e dimenticarsi dove, ovvero smarrire. Èi tramaiòu le čàve de čàśa ho messo da qualche parte le chiavi di casa e non so più dove.

 

tramedèra sf. (pl. tramedère) tramezzo, parete, divisoria. Si tratta di tramezza per tabià, fatta in modo spartano, che spesso non arriva al soffitto ma si ferma un metro sotto. Na tramedèra de skòrž, de brée un tramezzo fatto di sciaveri, di assi (v. tramìda).

 

tramèdo avv. prep. in mezzo, tra due cose o tra due persone. Te èi vedù tramèdo dói ke no me piàśe ti ho visto in mezzo a due persone che non mi piacciono (v. ntramèdo, ntrà).

 

tramìda sf. (pl. tramìde) tramezzo, parete divisoria della casa. Nte čàneva okóre fèi su na tramìda bisogna costruire una parete divisoria in cantina (v. tramedèra, paredàna).

 

tramidà, tramedà vb. trans. (tramidéo, tramedéo; tramidèo, tramedèo; tramidòu, tramedòu) costruire una parete divisoria sia in legno che in mattoni. Èi tramidòu la sofìta ho diviso in due la soffitta con una parete divisoria.

 

tramòia sf. (pl. tramòie) tramoggia. Cassa che sovrasta la macina del mulino in cui si mette il granoturco da macinare o la farina da abburattare. La tramòia del molìn la tramoggia del mulino.

 

tramontàna sf. (pl. tramontàne) nord, tramontana, orientamento. Siénte ke tramontàna senti che tramontana, che vento freddo; fig. pèrde la tramontàna perdere la bussola, non saper più quello che si fa.

 

tramudà, tramudàse vb. trans. e rifl. (me tramudéo; tramudèo; tramudòu) spostare, cambiare posto, spostarsi, dislocare. Tramudà la ròba de čàśa cambiare di posto la roba di casa; domàn me tramudéo de čàśa domani cambio casa, faccio trasloco.

 

trànśea escl. pazienza, sarà per un'altra volta. Dal latino “transeat”, lasciamo stare, sarà per un'altra volta. Trànśea to pàre, ma ànke tu adès te dùge a la móra pazienza tuo padre, ma adesso anche tu giochi alla morra.

 

trànśito sm. (pl. trànśite) transito, passaggio. Derìto de trànśito diritto di passaggio per legge o per consuetudine su suolo pubblico o privato; derìto de àndito e de trànśito diritto di servirsi di piccoli corridoi (lòda) di comunicazione fra le diverse stanze di una casa (v. àndito).

 

trapanà vb. trans. (trapanéo; trapanèo; trapanòu) trapanare, forare col trapano. Trapanà na bréa trapanare una tavola di legno.

 

trapèl sm. (pl. trapiéi) oggetto o persona piccola che ha poca forza. Ko sto trapèl no se konbìna nùia con questo attrezzo poco resistente non si combina nulla; kél tośàto e n trapèl quel ragazzo è un individuo debole e malaticcio.

 

trapiantà vb. trans. (trapiantéo; trapiantèo; trapiantòu) trapiantare, travasare. E óra de trapiantà i ğerànie è arrivato il momento di travasare i gerani.

 

trapiantàda sf. (pl. trapiantàde) trapiantamento, piantagione. Ka okóre fèi na bèla trapiantàda de lareśiéi qui è necessario fare una bella piantagione di piccoli larici.

 

trapié sm. (inv.) treppiede, fig. tutto ciò che è instabile o poco sicuro. Al trapié de la gràsa il treppiede del letame. Treppiede su cui si appoggia la gerla che deve essere caricata di letame da distribuire nei campi o nelle vàre, oppure di terra da trasportare a primavera in cima al campo prima che venga zappato. Si chiama trapié anche l'arnese con tre piedi su cui si appoggiano i tegami per cucinare sulla brace e il treppiede di ferro battuto che regge la bacinella dell'acqua per lavarsi. Kóme vósto ke stàe n pè sto trapié? come fai a pretendere che possa stare dritto questo trabiccolo? (v. ruói).

 

tràpola sf. (pl. tràpole) trappola, tranello, imbroglio, fig. oggetto o persona di poco valore e di poca resistenza. L e tomòu nte tràpola è cascato nel tranello, nell'insidia; fig. te ses pròpio na tràpola sei davvero un uomo da poco; késta e na tràpola questa è una cosa, un oggetto di poco conto.

 

trapolà vb. intr. (trapoléo; trapolèo; trapolòu) lavoricchiare, fare cose di poco valore o di poco conto. A čàśa èi sènpre àlgo da trapolà a casa ho sempre qualche cosuccia da fare; kè trapoléesto de bèl? che cosa fai di bello?

 

trapolàda sf. (pl. trapolàde) lavoruccio di poco conto, cosa da niente. Késta e na trapolàda questa è una cosa di poco valore; par sta trapolàda no vói nùia per questo lavoretto non voglio nulla.

 

trapolarìa sf. (pl. trapolarìe) oggetto di poco conto, di poca utilità, fig. frotta di bambini chiassosi. Késta trapolarìa non val nùia questa paccottiglia non vale nulla; kè fàla ka, sta trapolarìa? che cosa combina qui questa frotta di bambini rumorosi? (v. śgòdia, mularìa).

 

trapolón agg. (pl. trapolói, f. trapolóna, pl. trapolóne) chi lavora senza combinare niente di buono, pasticcione. Tó fiól e n trapolón tuo figlio lavora ma senza dare risultato.

 

traskurà, traskuràse vb. trans. e rifl. (me traskuréo; traskurèo; traskuròu) trascurare, curare poco le proprie cose, trascurarsi, avere poca cura della propria salute, del proprio vestito. Parkè traskùresto sènpre àlgo? perché trascuri sempre qualcosa?; vàrda de no traskuràte guarda di non trascurarti, cerca di curare la tua salute.

 

trasportà vb. intr. (trasportéo; trasportèo; trasportòu) il ritardo del parto. Sta òta la vàča a trasportòu kuàśi de n més questa volta la mucca ha ritardato il parto, ha prolungato la gravidanza di quasi un mese.

 

traspòrto sm. (pl. traspòrte) trasporto, fervore, gioia, affetto, fig. ritardo nel parto degli animali. Al traspòrto de la mobìlia a kostòu màsa il trasloco dei mobili di casa è costato troppo; l a sènpre avù póčo traspòrto par só pàre e só màre ha sempre avuto poco affetto per suo padre e sua madre.

 

tratà vb. trans. (tràto; tratèo; tratòu) trattare, maneggiare, discutere. Tu te tràte tó fiól kóme n čàn tu tratti tuo figlio come un cane; tràta polìto sta ròba maneggia bene, con prudenza questa roba; ka no se tràta de čàčare, ma de skèi qui non si discute di chiacchiere, ma di soldi; tratà un kóme n gòto žènža pè trattare qualcuno con molta delicatezza; l se a sènpre tratòu polìto non si è mai fatto mancare nulla.

 

tràto sm. (pl. tràte) tratto, modo di comportarsi. Avé n bèl tràto avere un bel tratto, un bel modo di fare, comportarsi gentilmente; avé n tràto da siór avere un comportamento signorile.

 

travadùra sf. (pl. travadùre) travatura, il complesso di tutte le travi di un tetto. La travadùra del kuèrto del tabià e màrža: okóre kanbiàla la travatura del tetto del fienile è fatiscente: bisogna cambiarla.

 

travài  sm. (inv.) travaglio, preoccupazione, lavoro pesante. Il termine deriva dal francese “travail”. Nte sta čàśa i travài e dùte miéi in questa casa devo pensare io a tutto; késto e stòu pròpio n travài questa è stata davvero una faticaccia.

 

Travài  sm. (top.) Le Piàže de Travài. Località a nord di Lozzo non distante dal Kaśón de Čanpeviéi dove si raccoglieva tutto il legname del bosco circostante che poi, quando la strada era ghiacciata, veniva caricato sui kòče, condotto alla Stòrta e infine avvallato lungo il lavinà delle Ìśole. Il legname arrivava quindi sulla destra orografica dell'Ansiei.

 

travaiós agg. (pl. travaióśe, f. travaióśa) travaglioso, pieno di pena e di affanno. Sta òta dùto e stòu pì travaiós questa volta tutto è stato più faticoso, penoso e affannoso.

 

travaśà vb. trans. (travaśéo; travaśèo; travaśòu) travasare. Travaśà l làte travasare il latte.

 

travèrsa sf. (pl. travèrse) sbarra posta trasversalmente per sostegno o altro, via trasversale, drappo per proteggere il materasso, grembiule, vestaglia. Ka okóre na travèrsa qui c'è bisogno di una sbarra di sostegno; pa sta travèrsa se rùa ñànte per questa trasversa si arriva prima; al pùpo a la mòsa, bételi na travèrsa sóte l ku kuàn ke te lo béte a dormì il bimbo ha la diarrea, mettili un drappo sotto le lenzuola quando lo metti a letto; me èi konpròu na travèrsa nuóva mi sono comperato un grembiule nuovo (v. garmàl).

 

travès  sf. (inv.) asse trasversale del carro o della slitta, fig. grosso sedere. Se a spakòu n travès de la luóida si è rotta un'asse trasversale della slitta; ke travès che fianchi, che sederone.

 

travès  prep. avv. attraverso, di traverso, fig. storto. Pasà travès le autrìe passare attraverso le ortiche; di de travès andare, camminare di traverso; ka va dùto par travès qui va tutto storto; me e du n bokón de travès mi è andato di traverso un boccone.

 

Travesàde sf. (top.) località a nordovest di Lozzo. Costone erboso tra il l Rodolésko e Kòsta, viene attraversata da un sentiero che taglia il pendio e collega le località più note di Laržéde e Dàsa.

 

Travesìne sf. (top.) località a nord di Lozzo. Tratto pianeggiante di strada, trasversale rispetto al pendio, poco prima di Poleśìn, lungo la mulattiera detta “strada della montagna “ che sale a Pian dei Buoi dal versante di Kuóilo e Piàn d'Adàmo.

 

tràvo sm. (pl. tràve) trave. I tràve del kuèrto le travi del tetto.

 

tràžia sf. (pl. tràžie) segno, orma. L me a lasòu na tràžia su n pežuó parkè lo čàte mi ha lasciato una traccia su un abete perché riesca a trovarlo.

 

tražià vb. intr. (tràžio; tražièo; tražiòu) tracciare i confini. Domàn vàdo a tražià domani vado a tracciare i confini (v. konfinà).

 

tré agg. num. (inv.) tre. Al pùpo a bèlo tré àne il bimbo ha già tre anni.

 

trédeśe agg. num. (inv.) tredici. A trédeśe àne èro bèlo sul laóro a tredici anni lavoravo già.

 

trèina sf. (pl. trèine) il fieno che rimane sulla vàra o sul prà dopo averne rastrellato la grossa parte; per est. residuo, avanzume, strascico. Di solito questi rimasugli vengono rastrellati dalle persone più anziane perché sono leggeri e non richiedono troppa fatica, e poi sono messi insieme al resto del fieno nel lenžuó, oppure viene fatto un carico piccolo. Son pìžol, ma son bèlo bón de portà la trèina del fién sono piccolo, ma sono già capace di portare quello che è rimasto dalla rastrellatura del fieno; añó ke l pàsa, l làsa sènpre na trèina dove passa, lascia sempre uno strascico, tracce di fieno per carichi mal legati; kuàn ke te màñe, te làse la trèina nte la skudèla quando mangi, lasci sempre qualche rimasuglio nella scodella; le čàčere làsa sènpre la trèina le maldicenze lasciano sempre uno strascico; fig. sàsto ke te ses na trèina non vedi quanto sei lento, pigro.

 

tremà vb. intr. (trèmo; tremèo; tremòu) tremare, trasalire. Tremà pal frédo tremare dal freddo; me trèma bèlo le màn mi tremano già le mani, cioè si cominciano ormai a vedere gli effetti della vecchiaia; prov. mèo sudà ke tremà è meglio aver molto caldo che molto freddo.

 

tremaròla sf. (solo sing.) tremarella, paura, batticuore. Siénte ke tremaròla senti che batticuore.

 

tremaśón sm. (pl. tremaśói) tremarella, brivido. Čapà i tremaśói lasciarsi cogliere dalla tremarella, rabbrividire.

 

trèmol sm. (pl. trèmoi) pioppo, tremolo (bot. Populus tremula). Da añó veñaràli ki dói trèmoi davežìn la kaśèra, vicino alla casera ci sono due pioppi, da dove verranno? (v. talpón).

 

trèndo agg. (pl. trènde, f. trènda) tenero, soffice, cedevole. A mi me piàśe la polènta trènda a me piace la polenta tenera.

 

trènta agg. num. (inv.) trenta. L a mè fémena a apéna trènta àne mia moglie ha solo trent'anni; te as fàto trènta, fèi trènta un hai fatto quasi tutto il lavoro ora devi portarlo a termine; prov. ki ke a trènta no fa, a kuarànta no a se non si produce da giovani, da vecchi non si possiede nulla.

 

Trepònti sm. (top.) località tra Lozzo e Gogna. In questa località, che si trova alla confluenza tra Piave e Ansièi, prima che l'esercito italiano in ritirata il 7 novembre 1917 li facesse saltare, esistevano tre ponti che formavano una Y. Adesso ne sono rimasti due: uno sul Piave mette in comunicazione Lozzo con Auronzo e il Comelico, l'altro sull'Ansiei permette di raggiungere la Ruóiba e il territorio nel comune di Lozzo in destra orografica, con una strada carrozzabile che prosegue verso Kornón e Moleniés, poco a nord del ponte. La località è divenuta famosa anche perché in quel punto, il 14 agosto 1866, poco prima dell'annessione del Cadore al Regno d'Italia, le truppe italiane si sono scontrate con quelle austriache. Di tale battaglia è rimasta memoria telegrafica su un pilastrino di pietra presso il ponte sul quale c'è scritto:

1866

14 agosto

Le bande armate

e popolani

nemico invadente arrestarono.

 

Il pilastrino è descritto ancora da O. Brentari 1886, in Guida storico alpina del Cadore e della Val di Zoldo, p.147; A. Ronzon, in Almanacco Cadorino, 1896; G. Fabbiani, in Breve storia del Cadore, ed. n. 5 p.145; E. Baldovin, in Pagine di storia ed informazioni turistiche di Lozzo.

 

tresète sm. (inv.) gioco a carte. Dugà a tresète giocare a tressette.

 

trežènto agg. num. (inv.) trecento. Kéla čàśa fa trežènto mètre par piàn quella casa misura 300 mq a piano (v. numero).

 

trìa sf. (solo sing.) tria. Gioco con le pedine che viene fatto sul retro della scacchiera della dama. Dugà a trìa giocare a tria; te me as ronpésto la trìa mi hai fatto perdere il filo del discorso, mi hai rovinato i piani.

 

triàngol sm. (pl. triàngoi) triangolo, lima da ferro triangolare. L fàuro dòra l triàngol par limà l fèr il fabbro adopera il triangolo per limare il ferro.

 

trìbol, trìbul sm. (pl. trìboi) turibolo. Tòle su n kučarìn de nžènso da la naveśèla e bìčelo nte l trìbol prendi un cucchiaino di incenso dalla navicella e versalo nel turibolo.

 

Trìbul, Tribol sm. (top.) Val del Trìbol, zona ad una quota di circa 1100 m, sul costone che da Velèža raggiunge la Kròda Bàsa segnando il confine tra il comune di Auronzo e quello di Lozzo. La Val del Trìbol si stacca dal costone in corrispondenza dell'incrocio tra i due sentieri che scendono a Čanpeviéi, quello per la Kròda Bàsa e quello per la Kròda Àuta che va poi al Maśaré e al Mulinèl. In questa valletta il bosco è rado e si nota la presenza di alcuni tabià, segno che un tempo la zona veniva sfalciata. In questo tratto il costone è molto ripido e man mano che si sale prende il sopravvento la faggeta e cominciano ad affiorare alcune rocce.

 

tribulà vb. intr. (tribuléo; tribulèo; tribulòu) soffrire, tribolare. Èi tribulòu par tirà su i me fiói ho tribolato per allevare i miei figli; késta ğànba me fa tribulà questa gamba mi fa soffrire atrocemente.

 

tribulažión sf. (inv.) sofferenza, patimento, tribolazione, fig. insopportabile. Kamìna, ke te ses na tribulažión vattene, perché sei davvero insopportabile.

 

trikò sm. (inv.) lavoro a maglia da portare sulle spalle. Termine dal francese “tricot”; me son fàta n bèl trikò mi sono fatta un bel tricot.

 

trinkà vb. trans. intr. (trìnko; trinkèo; trinkòu) trincare, bere ingordamente. Al se a trinkòu dùto l vin si è bevuto tutto il vino; nte la só vìta l a savésto sólo trinkà nella sua vita non ha fatto altro che ubriacarsi.

 

trìnka avv. abbondantemente, a dirotto. De trìnka; béve de trìnka bere a garganella; pióve de trìnka piove a dirotto; laurà de trìnka lavorare di lena.

 

trìpa sf. (pl. trìpe) trippa, epa, pancione. Nkuói èi mañòu polènta e trìpe oggi ho mangiato polenta e trippe; lugànege de trìpe salsicce di seconda, confezionate con trippa lardo e altro; vàrda ke trìpa guarda che pancione; béte su trìpa ingrassare; accr. tripón.

 

trìśol sm. (pl. trìśoi) strumento per mescolare e sminuzzare la cagliata nella caldaia per la preparazione del formaggio. È un bastone con chiodi di legno disposti ortogonalmente. Se a spakòu dói dènte del trìśol si sono rotti due denti del trìśol.

 

tristarìa sf. (pl. tristarìe) cattiveria, malvagità. Ma kè élo dùta sta tristarìa? ma che cosa mai vuol dire tutta questa cattiveria?

 

trìsto agg. (pl. trìste, f. trìsta) cattivo, triste, amaro. Kéla fémena e trìsta quella donna è cattiva, malvagia; késto kafè e nkóra trìsto: béte n tin de žùkero questo caffè è ancora amaro: aggiungi ancora un po' di zucchero; no sta béve kél vin, ke l e trìsto non bere quel vino perché è cattivo; prov. mèo àlgo de trìsto ke nùia de bón è meglio avere da mangiare qualcosa di cattivo che non avere niente di buono; prov. par n trìsto, žènto bói pòrta dan per un unico cattivo, cento subiscono danno.

 

trivèla sf. (pl. trivèle) trivella, succhiello. Fèi n bus ko la trivèla fare un buco con la trivella.

 

trivelìn sm. (inv.) piccolo trapano da legno a mano. La konpañìa del trivelìn la compagnia dei buontemponi, fannulloni o incapaci.

 

trói sm. (inv.) sentiero. Di pa l trói camminare lungo il sentiero; ki ke va pài trói, fa pì présto chi prende la scorciatoia arriva prima; tabàko da trói viene chiamato così il tabacco venduto di contrabbando, tabacco che non è puro, ma viene mescolato a foglie di cavolo e a bucce di patate. Parimenti la sñàpa da trói è la grappa, di solito ad elevata gradazione alcoolica, prodotta di frodo con alambicchi rudimentali; fèi čapà l trói del čàn minacciare o impaurire qualcuno al punto di farlo scappar via per la più corta.

 

Trói de Leàl sm. (top.) località a nord di Lozzo lungo la Val Lonğarìn, da Val Čarnèra a Prapiàn.

 

tròkol agg. (pl. tròkoi, f. tròkola, pl. tròkole) grosso, piccolo e tozzo. Kel tośàto là e n tròkol quel ragazzo è piccolo; vàrda ke tròkol guarda quell'individuo come è piccolo e tarchiato.

 

trónba sf. (pl. trónbe) tromba. Stasiéra n piàža i sòna le trónbe questa sera in piazza suona la fanfara; dim. tronbéta giocattolo; accr. tronbón trombone.

 

trònko  agg. (pl. trònke, f. trònka) completo. L e tornòu da la guèra màto trònko è ritornato dalla guerra completamente pazzo.

 

trònko  avv. completamente. Trònko nbreàgo completamente ubriaco; màto trònko del tutto pazzo; màta trònka completamente pazza.

 

tròu sm. (inv.) gugliata di filo. N tròu de fìlo una gugliata di filo; no son bón de čatà l tròu non sono capace di trovare il capo, la via d'uscita (v. kàvo, tràdo).

 

trùko sm. (pl. trùke) trucco, inganno, fig. cosa inaspettata, sorpresa sgradevole. Kói trùke no se va avànte con gli imbrogli non si fa strada; ma vàrda ke trùko ke me a točòu ma guarda che sopresa sgradevole mi è capitata.

 

trùkol sm. (pl. trùkoi) trottola. Don a dugà kol trùkol andiamo a giocare con la trottola.

 

trusà vb. trans. e intr. (truséo; trusèo; trusòu) elemosinare per ingordigia, chiedere senza avere bisogno, scroccare. Parkè vàsto a trusà nte čàśa de kiàutre? perché vai ad elemosinare nelle case degli altri se non ne hai veramente bisogno? (v. talentà).

 

trusón agg. (pl. trusói, f. trusóna, pl. trusóne) scroccone, chi desidera qualcosa e fa di tutto pur di ottenerla. Te ses l sòlito trusón sei il solito ingordo.

 

trùta sf. (pl. trùte) trota (zool. Salmo Trutta Fario). Dì a trùte do da la Piàve andare a pesca di trote nel Piave.

 

tu pron. tu. Nella coniugazione il pronome è sempre accompagnato dalla particella te; tu te rìde tu ridi; tu te màñe tu mangi; nella forma interrogativa, invece, il pronome è unito, e posposto direttamente al verbo, e cambiato in to; màñesto? mangi?; rìdesto? ridi? (v. tabella pronomi).

 

tùbo sm. (pl. tùbe) tubo, camino. Al tùbo de la kuśìna il camino della cucina economica.

 

Tudàio sm. (top.) massiccio roccioso che sovrasta Vigo. Diversi proverbi sul tempo citati a Lozzo fanno riferimento al Tudaio: kuàn ke l Tudàio béte l čapèl o ke l fa brùto o ke l fa bèl quando il Tudaio si copre di nubi il tempo sta per mutare oppure nò; un altro dice la stessa cosa, più precisa, con parole diverse kuàn ke l Tudàio béte l koléto, l tènpo no sta kiéto quando il Tudaio si cerchia di nuvole è probabile che piova; un terzo dice kuàn ke n Tudàio verdeğéa, n Čanpeviéi i paskoléa quando sul Tudaio spunta la prima erba in Čanpeviéi è già alta per cui è possibile condurre le bestie al pascolo; mentre si vede bene il Tudaio per cui se verdeggia la sua cima, molto più alta di Čanpeviéi e formata da poche zolle di terra sulla roccia esposta a venti e gelate, sicuramente in Čanpeviéi, che ha un' altitudine molto più bassa e giace in una conca protetta ci sarà molta erba.

 

tudarìa sf. (pl. tudarìe) tutela. Kuàn ke e mòrte so pàre e so màre, l e dù sóte tudarìa de so bàrba quando suo padre e sua madre sono morti, è stato posto sotto la tutela dello zio.

 

tudór sm. (pl. tudóre) tutore. Kél puóro òrfin e sóte tudór quel povero orfanello è sotto tutela.

 

tuì vb. trans. (tuìso; tuìo; tuìu) frastornare, incretinire. Te me as bèlo tuìu ko le tó čàčere con le tue chiacchiere mi hai rincretinito.

 

tùia sf. (solo sing.) barba di becco (bot. Tragopogon pratensis), fig. persona pallida, gracile, di poco spirito. Si tratta di un'erba mangereccia, dolce, da cui fuoriesce un lattice bianco e vischioso; tale erba solitamente si mangia fritta con la polenta. Niente a che fare con la pianta cespugliosa sempreverde detta tuia (bot. Thuia Occidentalis). In senso fig. le persone pallide, ceree e smunte vengono chiamate tùie come il colore biancastro del lattice della pianta stessa ma sopratutto se una persona si nutre di tùia non può che essere deperita (v. ratatùia).

 

tuìu agg. (pl. tuìde, f. tuìda) frastornato, incretinito. Son nkóra tuìu da dùto kél rumór sono ancora frastornato a causa di tutto quel rumore.

 

tùrno sm. (pl. tùrne) tornio. Kol tùrno i faśèa ànke le skudèle col tornio venivano fabbricate anche scodelle di legno; me suó a lauròu àne e àne sùi tùrne mia sorella ha lavorato per diversi anni in occhialeria, sulle macchine pulitrici.

 

tùto agg. (pl. tùte, f. tùta) bambino. Kóme stàlo l tùto? come sta il piccolo, il bambino?; puóra la mé tùta povera la mia piccola, cara la mia bambina.

 

 

 

 

 

eof (ddm 02-2009)