Il lavoro nei boschi.
La tradizione ladina dell'Alto Bellunese.

Misurazione e classificazione del legname in termini di qualità.

Terminato l'allestimento dei tronchi e prima di iniziare l'esbosco, il legname doveva essere misurato, mišurà, in quanto la somma complessiva di danaro che l'acquirente doveva versare al proprietario, corrispondeva ai metri cubi effettivamente ottenuti dal taglio degli alberi.

Alla fase di misurazione partecipavano diverse persone: un rappresentante dell'ente venditore, uno della ditta acquirente, uno del corpo forestale dello stato, una guardia boschiva e due, tre operai della ditta. La misurazione dei diametri dei tronchi veniva eseguita dalla guardia boschiva utilizzando il cavalletto dendrometrico, misura che veniva letta ad alta voce e scritta dai tre rappresentanti su appositi taccuini, detti tessere, tesera. Ogni pagina delle tessere riportava su un lato i diametri dal 12 al 70 espressi in centimetri, schei/thentimetre, a fianco dei quali venivano segnati quelli misurati. Il conteggio finale era semplificato dal metodo con cui erano riportati, che prevedeva la segnatura di un puntino per ogni tronco di quella determinata misura fino a formare i quattro angoli di un quadrato. Altre quattro lineette per altrettanti tronchi, in modo da unire i precedenti punti in un perimetro quadrato ed infine altre due strisce incrociate, all'interno del quadrato stesso, in modo da ottenere un simbolo corrispondente a dieci tronchi di quel determinato diametro. Con questo sistema era molto semplice ed immediata sia la valutazione dei metri cubi misurati sia il confronto in caso di incongruenza tra i rappresentanti dei diversi enti.

Dopo aver letto il diametro la guardia incideva sul tronco le marele, ed applicava tramite un martello opportunamente sagomato il simbolo dell'ente venditore in modo che fosse immediata l'identificazione dei tronchi già misurati. Su di essi venivano poi praticate due ulteriori incisioni, rappresentanti il simbolo della ditta acquirente. La marcatura rendeva facile la distinzione dei tronchi dei vari proprietari nel caso più lotti fossero stati esboscati contemporaneamente e ammassati nello stesso piazzale.

Se durante la misurazione si riscontravano dei tronchi difettosi, veniva praticato uno sconto in termini di centimetri sulla misura del diametro e di conseguenza sulla cubatura del tronco, visto che la misura lineare veniva poi trasformata in metri cubi mediante un'apposita formula di cubatura. Lo sconto veniva concesso all'acquirente solamente se riconosciuto dal venditore. Se si creava invece una situazione di contrasto tra le due parti, l'ultima parola spettava al tecnico forestale che decideva in merito. L'entità dello sconto variava sia in funzione della gravità del difetto sia delle dimensioni del tronco. Come si è già detto infatti, esistevano diversi assortimenti di tronchi commerciali tra i quali i più importanti erano: l'assortimento normale, di lunghezza pari a quattro metri (più lo scarto delle testate) e di diametro superiore a 23 centimetri, taia, i botoli, di lunghezza inferiore a quattro metri e di diametro superiore a 23 centimetri, bora/botol, le sotto misure, di lunghezza pari a quattro metri e diametro inferiore a 23 centimetri, taiola, ed infine il cortame di lunghezza inferiore a quattro metri e diametro inferiore a 23 centimetri, thimàl/thimà/thimé. Lo sconto, normalmente fissato al 20%, veniva applicato su tutti gli assortimenti diversi da quello normale e a questo veniva eventualmente aggiunto quello per eventuali difetti. Trattandosi di sconti successivamente quantificati in termini monetari, si può ben intuire come la fase di misurazione non fosse stata tra le più tranquille, caratterizzata com'era da accese discussioni alternate ad estenuanti trattative tra le due parti, ciascuna tesa a massimizzare i propri introiti.

La classificazione del legname in base alla sua qualità si limitava a queste semplici distinzioni; erano poi i proprietari delle segherie che suddividevano i segati in cataste di prima, seconda e terza scelta.


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