Riparto da qui   14 Giugno 2009

Prima c’era l’Union Ladina del Cadore de Medo.

La trovate ancora: è migrata all’indirizzo www.unionladina.it.

Divergenze. Dare una mano come volontario è nella mia indole; sapere che i ringraziamenti per lo svolgimento di una qualsiasi attività di volontariato sono merce rara, fa parte di una vaccinazione fatta molti anni fa … ma a tutto c’è un limite.

Mi sento come un pinguino nel deserto. Non ha importanza perché sono qui, ma è evidente che siamo fuori posto. Fra i due, l’unico con la possibilità di muoversi è il pinguino, sono io.

Inizia qui dunque la lunga marcia verso “i miei luoghi”; lungo la strada vi racconterò come e perché il ladino cadorino è morto, e perché l’ombra di un popolo che lo parlava farà la stessa fine.

Danilo De Martin

Condividi l'articolo:
Questo articolo è stato pubblicato domenica, 14 giugno 2009 alle 12:23 in senza categoria. Puoi seguire ogni commento a questo articolo utilizzando il Feed RSS 2.0. Both comments and pings are currently closed.

3 commenti

17 Giugno 2009 alle 11:00
Il Capitano delle Cernide commenta:

“Le richieste di promozione a lingua sono sempre di natura politica: esse si basano, in modo del tutto giustificato, sul contenuto sociopolitico dell’opposizione fra ‘lingua’ e ‘dialetto’. Conseguentemente, tali richieste sono armi politiche, che anticipano la situazione alla quale si mira fondamentalmente, cioè l’indipendenza politica”
(Mario Alinei)

“Una lingua è un dialetto con alle spalle un esercito e una flotta”
(Einar Haugen)

“Un popolo vive quando vuole vivere”
(Ramun Vieli)

22 Giugno 2009 alle 11:52
ddm commenta:

Mi sono permesso di dare maggior evidenza a quanto da lei citato inserendo le medesime in un nuovo breve articolo. Sulle implicazioni che esse hanno riguardo alle modalità di “sentirsi popolo”, dirò la mia appena possibile.

20 Maggio 2011 alle 08:49
Giovanni Pontoglio commenta:

Mi permetterei d’osservare che quel perentorio “sempre” di M.Alinei mi pare eccessivo. Proprio il concetto di “lingua regionale” che ci viene dalla Francia segna la rottura dell’equivalenza tra rivendicazione della dignità di lingua per un dato sistema dialettale e l’aspirazione a porsi quale entità “nazionale” (con potenziale separatismo) per la comunità che lo parla. E questo concetto sta facendo scuola anche in altri Paesi, a giudicare p.es. dalla Germania con il riconoscimento del bassotedesco/Plattdüütsch come “Regionalsprache”, o delle aspirazione della comunità vöro-seto in Estonia, che nulla hanno a che fare con rivendicazioni politiche (e non implicano neppure un atteggiamento di rigetto delle lingue nazionali). Si tratta piuttosto del riconoscimento dekl plurilinguismo come condizione normale e non come fastidiosa (e magari provvisoria) eccezione.
G.P.
G.P.